(Editoriale)

Apri e chiudi. Chiudi e apri. Giallo, arancione, rosso. Rosso, arancione, giallo. Una griffe specializzata potrebbe anche inventare un gioco che assomigli a questa snervante altalena spinta da un Governo in difficoltà a prendere le decisioni giuste.

Non c’è nessuna considerazione per lo stress psicologico che tutto ciò sta provocando, che pagheremo nei mesi a venire, e per il quale saremo curati, speriamo, con gli spiccioli di quei 209 miliardi che ci darà l’Europa. Per i danni economici di questa ormai insopportabile altalena le categorie di settore chiedono gli aiuti di Stato sui mancati incassi, e fanno bene, ottenerli, però, è un altro paio di maniche.

Ma nessuno pensa ai danni psicologici sui bambini e sui ragazzi con “la socialità spezzata” – dicono gli esperti –, che non capiscono più nulla (malgrado i tentativi dei genitori di spiegarglielo) di quello che sta succedendo, ciò che si può fare e non fare tra casa, scuola, vacanze, giochi, uscite e feste con i nonni e tanti regali.

Non lo capiscono più gli esercenti, che stremati suggeriscono un lockdown fino alla fine dell’epidemia, che è meglio – dicono – di questa altalena ingestibile di serrande un giorno su e quello dopo giù. Non lo capiscono l’uomo e la donna comuni, per i quali l’organizzazione e gestione di lavoro, figli, casa, svago, spostamenti, acquisti, cure e impegni vari sono saltati da un po’, creando nervosismo e paure supplementari.

“Non possiamo che vivere alla giornata”. È drammaticamente vero; ciò che è stato programmato per domani può saltare in un attimo, davanti a restrizioni dettate da quel tanto di indecisione e confusione che regna tra governanti, politici ed esperti, alcuni rigoristi altri tolleranti.

All’inizio dell’autunno ci era stato detto che bisognava fare sacrifici per evitare un Natale in lockdown. Eccome se li abbiamo fatti. Ma oggi siamo alla vigilia di una nuova stretta, che dovrebbe interessare i festivi e i prefestivi, da prima di Natale fino almeno al 3 gennaio se non fino all’Epifania.

Il passaggio da zona arancione a gialla – almeno per noi in Piemonte – è avvenuto solo domenica, cioè cinque giorni fa.

Ora, sia chiaro, il virus va combattuto, i contagi evitati il più possibile e i morti scongiurati. Ma siamo certi di essere “a bordo” dell’altalena giusta?