(Fabrizio Dassano)

Quel numero apriva con la questione del prezzo del pane, e di conseguenza quello del grano, in cui si accusava una inarrestabile depressione della produzione nazionale a favore dell’acquisto del cereale all’estero. L’ostruzionismo dei socialisti alla Camera – scrive il giornale – aveva sopito “momentaneamente l’ardore della lotta intorno alla scottante questione del pane, è bene che l’attenzione pubblica non disarmi e che anche la stampa periodica cooperi a chiarire nei suoi giusti termini l’interesse del problema. La soluzione prospettata dal Governo e combattuta aspramente dai socialisti, non per convinzione ma per pura speculazione politica (…) se superficialmente appare buona, ha in sé una debolezza congenita”.

Timide riforme agrarie di stampo ottocentesco non soddisfano l’esigenza di giustizia sociale incarnata dalla linea del giornale: “l’Italia si trova nella dolorosa condizione di dover spendere oltre sette miliardi di lire per acquisti di grano all’estero, la colpa va ricercata nella politica agraria governativa non meno che nella perfidia del partito socialista”. Il giornale, benché organo del Partito Popolare Italiano che in quel Governo garantiva la maggioranza alla quinta “edizione” di Giovanni Giolitti proprio insieme ai socialisti, non le mandava certamente a dire nemmeno al Ministro dell’agricoltura, Giuseppe Micheli proprio del Partito Popolare.

“Per noi, il problema del pane si risolve solamente coll’aumento della produzione granaria. E il contadino che ha sempre servito il paese con gravosi sacrifici e con fede profonda, sarà ben lieto di poter concorrere alla rinascita economica della nazione coltivando a grano le sue belle campagne, sempreché egli abbia un modesto compenso alle diuturne fatiche. (…) Non è forse un delitto acquistare all’estero il grano a trecento lire al quintale da coloni che magari sono nemici d’Italia mentre lo si potrebbe avere qui, in casa, a metà prezzo…?”. Ancora in prima pagina si ricordava il rinnovo dell’abbonamento al Risveglio Popolare “con sollecitudine, vuol dire rendere meno gravoso il compito dell’Amministrazione nel fervido periodo di fine d’anno, assicurandosi nel contempo una regolare spedizione del giornale”.

Nelle notizie dal Canavese si rammentava la festa dell’8 dicembre della Società filodrammatica di Chiaverano in cui si festeggiava la ricostituzione della compagnia stabile e dell’abbellimento del teatro. Da Montalto giungeva la notizia della terribile disgrazia che aveva colpito una famiglia “e specie due povere ed innocenti creaturine che non ebbero che la fortuna di conoscere ed abbracciare il povero padre Massera Basilio, reduce dal fronte e strappato a loro per sempre repentinamente lontano in una stazione alpestre di confine nel viaggio all’estero in cerca di lavoro”. I concittadini avevano fatto una colletta raccogliendo 800 lire per la povera vedova. A Montanaro veniva inaugurata la scuola serale nella sala ritrovo del Circolo giovanile cattolico alla presenza dei sacerdoti, del pittore Andrea Ponchia, del maestro Giordano Clara. Si insegnava aritmetica, italiano, disegno, musica, religione e sociologia. Da Rivarolo giungeva il resoconto del Consiglio comunale tenuto dal Sindaco, il geometra Negri.

L’atmosfera politica calda, giungeva da Romano Canavese con la notizia: “Domenica 12 nelle ore antelucane veniva affisso un manifesto, nel quale un romanese, forse un evaso dal manicomio, dopo aver parlato dei vili, della perfidia degli ignoranti ed incoscienti del Circolo Giovanile, conclude con queste testuali parole ‘all’ombra e nel silenzio di ogni dimostrazione sono per ambe le parti un fedele e sincero amico dei miei cari compagni romanesi, colla speranza che un dì risplenderà sul loro viso luce di verità e giustizia pel bene di loro e di tutti i suoi compagni’…”.

Da San Giorgio: “Meritata condanna di un’operaia rossa: è stata finalmente discussa nella nostra pretura la causa intentata dall’operaia bianca Deioannes Margherita contro quattro operaie rosse che il 16 agosto l’avevano percossa e maltrattata bestialmente, proprio come insegna la morale socialista, soltanto perché aveva il torto di essere della lega bianca. (…) Alla condannata, tale Chiantaretto di San Giusto, fu inflitta condizionalmente la multa di 350 lire, il pagamento di tutte le spese, danni e costituzione di parte civile”. A Borgofranco festeggiamenti con l’intervento degli esponenti del mondo industriale per la promozione a cavaliere della Corona d’Italia del ragionier Pallavicini all’Hotel de la Source direttore del locale polverificio (che nell’appena conclusa guerra mondiale aveva prodotto impressionanti numeri di proiettili da bombarda con numerosi operai militarizzati deceduti per scoppi accidentali).

La cronaca dal tribunale civile e penale di Ivrea nell’udienza del 14 dicembre riferiva che le operaie Ghezzi Maria, Girardi Maria, Oderio Fiorina e Girardi Gina, erano state tratte in arresto per il furto di spolette di filo di cotone compiuto nella loro fabbrica, la Varzi e condannate a pene varie con la condizionale. La Oderio Fiorina, recidiva, entrava in carcere. Altra condanna per una serva infedele Noce Pierina da Donato, che trafugava lenzuola per 1500 lire in casa del datore di lavoro, l’avvocato Loro: 9 mesi e 21 giorni con la condizionale subordinata al pagamento delle spese e dei danni arrecati.

La cronaca cittadina riportava la convocazione del Consiglio comunale per il 17 dicembre alle 20.30 e per gli orari della linea ferroviaria Torino–Aosta, vi era la notizia che l’onorevole Federico Marconcini aveva rivolto un’interrogazione al Ministro dei Lavori Pubblici “per sapere se ritenga che gli attuali orari ferroviari pei viaggiatori sulla linea siano rispondenti al notevole sviluppo industriale commerciale ed ai bisogni dell’importantissima regione che quella linea attraversa, e se possa fornire qualche soddisfacente informazione sulle intenzioni del Governo relativamente alla elettrificazione della linea stessa”.

Ringraziamenti giungevano al Risveglio da Crotte (Strambino) per l’offerta di 50 lire della maestra Pignocco Onorina fatta all’Amministrazione del proprio Asilo Infantile, così come da Tavagnasco, dove i coniugi Gioanni ed Emilia Morello inviavano dalla Nuova Zelanda 380 lire, Antonio Giovanetto fu Secondo 50 lire, Morello Giuseppe fu Domenico 50 lire, Morello Bernardo fu Antonio 50 lire. Tutte queste offerte andavano al locale Asilo Infantile.

Anche l’Amministrazione dell’Asilo infantile d’Ivrea porgeva i sentiti ringraziamenti per l’offerta di 100 lire fatta al Pio Istituto dal ragionier Alessandro Riva, a ricordo della signora Lauretta Riva nata Lardera “testè mancata ai vivi ed all’affetto dei bambini”.