(Fabrizio Dassano)

Quest’anno al Salone Internazionale del Libro di Torino, la più grande fiera del libro italiana, tra il 9 e il 13 maggio scorsi si è raggiunta la cifra di 148mila visitatori. Il sabato addirittura erano stati chiusi gli accessi perché il numero di persone all’interno aveva raggiunto la soglia di sicurezza. Comunque eravamo riusciti – io e la mia badante intellettuale Elisa – ad entrare fortunosamente e trovare il luogo del nostro appuntamento, seppur con un lieve ritardo.

Soddisfatto l’impegno, ci siamo concessi una visita senza più fretta alcuna. Sempre molto bello e gremitissimo il palco di RAI3 con la programmazione culturale radiofonica in diretta. Poi ci siamo messi a girovagare e siamo finiti davanti allo sfavillante padiglione della Cina con decine di copie del libro con i discorsi, seminari e interviste del presidente Xi Jinping. “Governare la Cina” (sei milioni e mezzo di copie vendute in 160 Paesi del mondo, con edizioni in 23 lingue). Poi i grandi e storici marchi editoriali, quelli del cuore, come Adelphi, Einaudi, Il Mulino o quelli nuovi come la Nave di Teseo. La polemica sull’esclusione di Altaforte sembra sopita, eppure tante sono le piccole case editrici che propongono tematiche analoghe.

I tempi cambiano: il 23 maggio 1992 ero al salone del libro di Torino con molti più capelli in testa e 27 anni in meno. Calò un brusio al posto del vociare nei grandi saloni quando come in un tam tam tra le persone, si diffuse la notizia che il giudice Falcone con la moglie e la scorta, era stato fatto saltare in aria con mille chili di tritolo, nitrato di ammonio e rdx. Sono decisamente cambiati i tempi, ma anche gli editori e anche i lettori.

Andiamo a zonzo a cercare gli editori canavesani: e troviamo Mauro Baima della Baima, Ronchetti & C. di Castellamonte con uno stand colmo di libri dalle copertine coloratissime. Si parla e ci dice che c’è molto movimento. Ci fa vedere le nuove proposte di narrativa e di saggistica, sempre legate al Canavese e dintorni. Un investigatore che anima una serie di romanzi che piacciono, o un’affascinante volume sulle campane della Valchiusella, i suoni di un’intera comunità. Su quegli stand vediamo concentrato il lavoro certosino e faticoso degli editori che raccolgono e stampano, quello non meno duro e faticoso degli studiosi e scrittori locali.

Un’eredità laica ormai, che una volta, tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, era retaggio di studiosi preti di campagna destinati per tutta la vita in paesini che diventavano oggetto di studio storico: anche perché la parrocchia era uno scrigno di documenti, di registri, di diari, cioè il tesoro quotidiano per queste persone. Un paese che aveva un libro sulla sua storia era un paese con un valore aggiunto, rispetto agli altri paesi vicini “senza storia”.

Il buono stato di salute dell’editoria canavesana trova un’altra conferma poco distante. Siamo allo Stand di Atene del Canavese di Giampaolo Verga da San Giorgio Canavese. Un altro editore che anni fa lasciò il suo lavoro tecnologico per quella passione che è il libro. Ci fa vedere libri bilingue per i giovani turisti che vanno a visitare le nostri valli, libri fotografici sulle montagne. O il nuovo studio sulla Jena di San Giorgio, qui famosa più di Jack lo squartatore.

Ci spiega con orgoglio che il suo paese, San Giorgio Canavese, per la ricchezza dei suoi intellettuali, era chiamata un tempo come la città greca culla della cultura occidentale.
Sono tanti i giovani che ci oltrepassano come nugoli di sardine veloci e luccicanti. Mi sento sollevato: sono tanti i giovani che presentano libri, laboratori e iniziative o sono premiati, oppure semplicemente gironzolano in gruppo, festosi, curiosi, seduti per terra vicino ai punti di ristoro. Arriviamo allo stand di Hever di Ivrea e c’è Alessia Refolo che parla con la gente. La chiamano “Barbie Climber” perché è molto bella e malgrado la cecità che l’affligge fin da neonata, lo scorso 14 settembre ha conquistato la medaglia d’oro della categoria B2 di Paraclimb. Sulla sua volontà di vivere, fare e lottare ha scritto per la casa editrice eporiedese un libro intitolato: “Se vuoi, puoi. Una vita al di là del buio”. Sono forti questi giovani.

Un giornalista ci chiede se i libri sono cari. “No, non sono cari – rispondo -: semmai sono gli stipendi italiani a essere ridicolmente bassi’.