(Graziella Cortese)
Quando nel 1983, Stephen King pubblicò “Pet Sematary” aveva già alle spalle alcuni successi letterari e per tutti era diventato l’inquietante maestro dell’horror. Alcuni anni dopo uscì una prima versione cinematografica del romanzo, con la regia di Mary Lambert e un cameo dello stesso King nei panni di un sacerdote. Oggi viene proposta nelle sale la pellicola di Kölsch e Widmyer, con qualche variazione nella trama.
Louis Creed e la moglie Rachel sono stressati dalla vita cittadina di Boston, così decidono di trasferirsi in campagna nel Maine: con loro partono i figlioli Ellie di sei anni e il piccolo Greg, più il gatto Wiston Churchill detto “Church”. Ai bambini la nuova casa piace tantissimo, c’è un enorme bosco sul retro e un’altalena dove giocare. Inoltre fanno subito conoscenza con il vicino ottantenne Jud, che li avverte di fare attenzione ai sentieri dei boschi poiché potrebbero rivelarsi pericolosi. L’unica nota stonata è la superstrada che corre vicino al caseggiato, ogni tanto enormi tir sfrecciano veloci sul rettilineo.
Un giorno Ellie si imbatte in un lugubre corteo che attraversa il bosco: sono bambini mascherati che stanno inscenando un insolito funerale. Sarà Jud a spiegare l’esistenza del Pet Sematary, un cimitero dei cuccioli dove è possibile seppellire gli animali domestici. Nei giorni successivi il gatto Church finisce sotto un camion e Louis decide di seppellirlo accanto al cimitero nel bosco. Con grande sorpresa Church torna redivivo, ma non è più lo stesso di prima: è aggressivo e cattivo tanto da far pensare a Louis di sopprimerlo.
Ma una tragedia più grande si avvicina per la famiglia Creed: un grosso camion cisterna sta per colpire il piccolo Greg che cammina, e mentre Louis lo salva per un pelo il rimorchio dell’automezzo investe Ellie e uccide la bambina. Il dolore incommensurabile trasporta i pensieri della famiglia verso lidi atroci e sconosciuti… E se Ellie venisse seppellita nel cimitero in fondo al bosco? Cosa accadrà?
Come dice il vecchio Jud, forse è meglio restare dove si è, meglio essere morti in alcuni casi. Poiché se si torna indietro, non si torna mai soli…