“Lasciate che i bambini vengano a me” ci ricorda il Vangelo, ma già lo sappiamo a memoria. È sintesi della purezza dei piccoli e sprone ad imparare da loro. Sono il tesoro del nostro mondo, quanto di più prezioso abbiamo.

Il Papa lo sa e ha ideato la 1a Giornata Mondiale dei Bambini, un’occasione senza precedenti per mettere al centro i più piccoli, il loro futuro e quindi anche il nostro futuro. Organizzata dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, è un’opportunità per meravigliarci di questo tesoro ricordandoci l’importanza di investire nelle generazioni future. È dall’Apocalisse che il Santo Padre ha tratto il tema per questa prima edizione: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.

La scelta di Roma come sede dell’evento è quasi dovuta: anche l’omonima Giornata della Gioventù fece il suo esordio nella capitale italiana. Lo Stadio Olimpico e piazza San Pietro saranno il cuore dell’evento, un immenso oratorio dove giocare e pregare. Il programma è all’insegna di questa dicotomia inscindibile per la sana formazione dei più piccoli. Il 25 maggio incontreranno il Santo Padre all’Olimpico mentre il giorno dopo vivranno la Celebrazione Eucaristica abbracciati dalle colonne del Bernini.

Le parole del coordinatore padre Fortunato sono sincere: “Metterò tutto il mio entusiasmo e la mia capacità di sognare. E chi più dei bambini può insegnarci a farlo? E quale sogno più grande della pace? Ripartiamo da loro, dalla loro semplicità e voglia di futuro”. Sono previsti più di 100mila bambini provenienti da oltre 100 Paesi. Questo indica la giusta direzione, anche in preparazione al Giubileo e, perché no, a uno studio più approfondito sulla pastorale per i più piccoli e il catechismo, la cui attuazione lascia ormai a desiderare.

“Sei prezioso agli occhi di Dio”, ha ricordato il Papa a tutti i bambini in un messaggio per questa giornata; lo comprendessimo veramente tanti orrori non li vedremmo più.

“Se la guerra è dei bambini – ci ricorda il cantante Dargen D’amico – la colpa è di tutti quanti”. Il rinnovamento della società non può che partire dal legno verde dell’albero umano, quello vigoroso e resiliente e allo stesso tempo malleabile.

Se il ramo prende una brutta piega è bene correggerlo; deviarlo di proposito verso percorsi non consoni o peggio reciderlo, di certo non può far bene alla pianta dell’umanità.

 

(foto da Avvenire)