(Mario Berardi)

Nei momenti difficili della società italiana torna puntuale il ricorso alla violenza, con l’obiettivo di “sporcare” legittime rivendicazioni: è avvenuto con il terrorismo, con gli attentati di mafia, succede oggi con le infiltrazioni di neofascisti, centri sociali, malavita organizzata, criminalità comune nelle proteste delle categorie colpite dalle misure di Governo e Regioni contro l’espandersi del Covid-19.

Ma sarebbe un errore confondere cortei pacifici e atti di guerriglia, perché il disagio è reale e la confusione è grande.

Lo testimonia un recentissimo sondaggio della SWG per La7 di Enrico Mentana: l’ultimo Dpcm del premier Conte è ritenuto troppo “morbido” dal 36% degli italiani, “eccessivo” dal 25%, “adeguato” dal 28%, mentre non si pronuncia l’11%. Nessuna linea di opinione risulta maggioritaria, mentre in primavera, nella prima fase, 2 italiani su 3 avevano approvato le misure.

Tutta l’Europa (compresa l’Italia) ha rinunciato nell’estate alla priorità della lotta alla pandemia per non abdicare al dogma (piacevole) delle vacanze; in questo modo si sono persi mesi preziosi nella preparazione delle misure contro l’attesa fase due. La “distrazione” non ha risparmiato nessuno. Governo e Regioni hanno continuato a litigare sulle rispettive competenze, con la Babele delle lingue.

Il ministro della Salute Speranza ha scritto un libro sui successi della prima fase (ora rimasto “segretato” dalla Feltrinelli) ma non ha presentato alle Camere un piano dettagliato, anche finanziario, sugli interventi per strutture e personale.

I Governatori regionali, tranne lodevoli eccezioni, si sono distinti nelle provocazioni: dal chiudere tutto di Campania e Lombardia (poi frenata da Salvini) alle strane idee selettive del ligure Toti sulle fragilità umane, come se fossimo nella Svizzera che chiude agli anziani ultra-ottantenni.

Confindustria e sindacati hanno avviato un dialogo tra sordi, mentre i virologi hanno continuato a litigare sui messaggi della scienza. Dulcis in fundo: maggioranza e opposizione hanno combattuto tra loro, come se fosse una normale sessione parlamentare; e il litigio ha toccato pesantemente lo stesso Governo, riducendo il ruolo mediatore del presidente del Consiglio.

Come ha detto il Capo dello Stato Sergio Mattarella, ci si è dimenticati che il vero nemico da battere, tutti insieme, è il Covid!

Le vicende drammatiche di questi giorni impongono un cambio di marcia generalizzato, con l’obiettivo di tutelare la salute senza distruggere il tessuto socio-economico.

Il Presidente del Consiglio dia vita finalmente a un tavolo istituzionale con tutte le forze politiche e la minoranza accetti di parteciparvi senza porre la condizione di elezioni anticipate al più presto (alle urne con il Covid?).

Stato e Regioni mettano nero su bianco le risorse disponibili (personale, ospedali, terapie intensive, attrezzature), dando al dibattito sul Mes e sul Recovery fund un criterio di tempestività: quando arriveranno questi fondi e quali sono i più accessibili, senza divieti ideologici di partito?

In altre stagioni l’Italia ha saputo darsi delle fasi di collaborazione tra forze politiche e sociali: pensiamo agli anni del “compromesso storico” tra Dc e Pci per battere il terrorismo sanguinario o la gestione della crisi finanziaria mondiale del 2008 con il passaggio, civile, tra i governi Berlusconi e Monti.

È opportuna una nuova stagione di convergenze, prima che la confusione politica e sociale possa precipitare in una incontrollabile anarchia. Il Paese ha le risorse umane e civili per riprendersi, e anche sul piano sanitario ed economico – secondo gli osservatori internazionali – non siamo gli ultimi in Europa perché i sacrifici della primavera scorsa non sono stati inutili.

Il senso di responsabilità dev’essere il leit-motiv di ogni scelta pubblica e privata, anche perché la lotta al Covid richiederà ancora mesi e mesi, nell’attesa del tanto sospirato vaccino. Contemporaneamente deve prevalere un forte spirito di solidarietà verso le persone più colpite dalla crisi: lavoratori in cassa-integrazione, autonomi e partite Iva, soggetti senza reddito. Già nelle prossime misure del Governo dev’essere corposa questa indennità.

In questa fase incerta e confusa è poi accresciuto il ruolo dei media: non solo testimoni corretti delle vicende drammatiche che viviamo ma insieme espressione autentica delle grandi risorse che il Paese, nonostante tutto, è in grado di esprimere. In altre parole: non solo ricerca legittima dell’audience, ma anche voce autentica delle migliori energie della società.