Il sogno di Re Arduino, secondo il “Chronicon Fructuariensis”

(Marco Notario)

SAN COLOMBANO BELMONTE – In questi giorni abbiamo assistito con ansia all’incendio che ha devastato la zona di Belmonte, temendo per il nostro bel santuario canavesano. Adesso, potendo tirare un sospiro di sollievo, parliamo della sua storia. Con una precisazione: che quella che andremo a narrare non è certamente quella del tutto vera, ma è quella tratta dal (sovente fantasioso ed inesatto) “Chronicon Fructuariense”. Ma gustiamocelo così.

“Nell’anno del Signore 1016 (quando in teoria Arduino sarebbe già morto!, ndr), il 18 novembre, al predetto re Arduino, verso l’alba, mentre dormiva nel suo letto, nel castello di Ivrea, apparve la beata Vergine Maria, che gli disse: “Arduino, sei sveglio?”. A lei rispose: “Sono sveglio, ma chi sei tu?”. Quella allora disse: “Io sono la serva della Trinità, Maria, la madre di Gesù Cristo”. Arduino subito si alzò dal letto e si prostrò ai piedi della beata Maria con la quale vi erano San Benedetto abate e Maria Maddalena…Arduino disse: “Che cosa comandi, o Vergine santissima?”. Questa disse: “Conosci costui?”. Egli rispose: “No”. Allora Maria stessa disse: “Questo è il mio caro abate Benedetto per il quale tutto il Paradiso è pieno di santi monaci, abate che tu hai amato e dimostri di amare moltissimo, e per il quale otterrai il regno eterno: infatti tutte le cose fatte da te sono gradite a Dio. Ma ora, in nome mio, costruisci una chiesa in Belmonte (“in Pulchromonte”) e colà metterai dei frati dell’ordine del mio caro Benedetto, perché mi sono scelta questo luogo per sempre…”.

Dopo aver detto queste cose, ella scomparve insieme al beato Benedetto; e Arduino, che era impedito da grave malattia, guarì subito e si rallegrò moltissimo: immediatamente venne con grande gioia a Valperga (“Valpergiam”)… affinché fosse eseguito l’ordine della gloriosa Vergine Maria.

Cinque giorni dopo quell’apparizione, cioè il 23 novembre, alle ore 9, furono iniziati i famosi lavori di costruzione a Belmonte: venne l’abate Guglielmo con cento monaci, e costruì una chiesa che dedicò alla Natività della gloriosa Maria Vergine. Sotto la prima pietra i costruttori posero una medaglia d’oro, del valore di 30 ducati, che portava scolpita la testa del re Arduino e dell’abate Guglielmo, con questa iscrizione tutt’intorno: “Gulielmus Abbas servus servorum Dei – Arduinus rex Francorum dominus Canepitii”. E fu lasciato colà un priore con undici monaci scelti tra i predetti monaci di Fruttuaria. Arduino offrì al medesimo luogo dei poderi e degli ornamenti ecclesiastici di non poco valore: e il priorato venne chiamato con il nome della natività della beata Maria. Assegnò numerosi doni alla cappella della beata Maria e ai monaci della stessa chiesa…”.

Queste dunque le origini di Belmonte, che come si vede, affondano nella leggenda. Sulla seguente storia del santuario, oggi dedicato più genericamente a “Nostra Signora di Belmonte”, gestito per quattro secoli e sino a pochi mesi fa dai Cappuccini e divenuto Sacro Monte, lasciamo il lavoro agli storici locali. Noi ricordiamo solo che secondo altri studiosi a fondare Belmonte non sarebbero stati i monaci, ma le monache benedettine di Santa Libania, del vicino convento di Busano. Altri studiosi parlano invece di Arduino II e Arduino V, marchesi di Torino.

Infine su Belmonte il Chronicon ritorna varie volte: un esempio riguarderà l’abate Guglielmo (Solaro, 1213?), ivi guarito da vent’anni di paralisi.

In realtà in quella visione la Vergine chiede altri due santuari. “Inoltre manderai anche messaggeri a Torino, nella chiesa del priorato di Sant’Andrea, presso le mura della città e, nello stesso giorno e nella stessa ora, farai costruire un’altra cappella dedicata alla Consolata (“sub vocabulo Consolationis”), e sempre nello stesso giorno e alla stessa ora ne farai costruire un’altra a Crea nel Monferrato (“in Creta Montisferrati”), non lontano da Moncalvo (“A Montecalvo”), poiché questi tre luoghi (Belmonte – Consolata – Crea) sono stati prescelti per sempre e sempre in essi vi saranno cattedrali e collegiate”…

“Il giorno dopo Arduino inviò dei messaggeri a Torino, a Moncalvo e all’abbazia di Fruttuaria affinché fosse eseguito l’ordine della gloriosa Vergine Maria”. Anche a Crea Arduino assegnò numerosi doni: “in modo simile fece a Crea e istituì colà dodici canonici regolari con il loro preposito, sotto la regola di Sant’Agostino. A costruire questo santuario aveva inviato suo figlio Ottone, che aveva fatto conte di Castellamonte”.

Per correttezza dobbiamo però precisare che secondo altre fonti la devozione della Ma-donna di Crea risale già a Sant’Eusebio di Vercelli e che i fondatori del convento sono stati i monaci di Vezzolano.

Per quanto riguarda il campanile romanico della Consolata di Torino, facciamo presente le ampie affinità architettoniche con il campanile di Fruttuaria: affinità che hanno fatto discutere non pochi studiosi sulla primogenitura artistica tra i due.