(elisabetta acide) – A Borgo Revel la “tradizione” del santo Rosario e delle “Ss. Messe nei cortili” del mese di maggio era consuetudine  radicata e apprezzata, di ormai anni or sono, quando il “mese di maggio”, vedeva la devozione mariana della “Madonna pellegrina” “in visita” alle case della frazione.  

La “tradizione” della missione e della celebrazione, Maria “modello di missionarietà”.

L’iniziativa pastorale, ripresa  in questo anno dal Parroco Don Valerio D’Amico, anche su impulso dei parrocchiani, assume una connotazione particolare, perché legata al “cammino” della comunità parrocchiale.

Certamente la “devozione mariana” non deve essere prerogativa “esclusiva” di tempi stabiliti e la recita quotidiana del santo rosario nella chiesa parrocchiale di S. Anna, da parte dei fedeli, dimostra che il santo Rosario è la preghiera “della comunità”, nella quale si affidano all’intercessione di Maria le attese e le speranze che, come diceva Papa  Pio IX: “Se desiderate la pace nei vostri cuori, nelle vostre case o nel vostro paese, riunitevi ogni sera per recitare il Rosario. Non importa quali preoccupazioni o fatiche gravano su di voi, non lasciate passare neanche un giorno senza recitarlo.”

E di pace abbiamo bisogno, per noi, per il mondo, per le famiglie e sì, anche per la comunità parrocchiale; quella pace di cui ogni cristiano ha bisogno nella vita personale e sociale, per vivere in fraternità la “legge” del Vangelo.

In molte apparizioni è stata la stessa Madonna a chiedere la recita del santo rosario, ricordiamo a Lourdes, a Fatima; nelle rivelazioni private a San Domenico di Guzman, al domenicano Alain de la Roche, per citarne alcuni.

San Giovanni Paolo II, Papa che nel suo stemma aveva apposto una lettera “M” che richiamava la presenza di Maria sotto la croce e la sua partecipazione alla Redenzione nel progetto di Dio,  parlando del santo rosario (Lettera apostolica “Rosarium Viriginis Mariae, 2002)  aveva affermato : “Nella sua semplicità e profondità, rimane… una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di santità. Essa ben s’inquadra nel cammino spirituale di un cristianesimo che, dopo duemila anni, non ha perso nulla della freschezza delle origini, e si sente spinto dallo Spirito di Dio a “prendere il largo” (duc in altum!) per ridire, anzi “gridare” Cristo al mondo come Signore e Salvatore, come “la via la verità e la vita” (Gv14,6), come traguardo della storia umana, il fulcro nel quale convergono gli ideali della storia e della civiltà”.

La Santa Messa, dunque, viene celebrata come traguardo della storia umana, il fulcro nel quale convergono gli ideali della storia e della civiltà, il  “Fate questo in memoria di Me”: Memoria non come semplice ricordo, ma come memoriale,  ripetizione di un’azione fondante che ne rende presente il suo effetto salvifico. 

“Maria è la strada a Dio”, ci unisce a Dio, perché Dio in lei si è incarnato.

Celebrare la santa Messa nei cortili dei fedeli è dunque un essere “Chiesa in cammino” ed “in uscita”,  è il “condividere” come comunità il “banchetto” che racconta la necessità dell’essere “casa tra le case”, è “aprire” le porte delle case per far entrare Cristo ed i fratelli, è partecipazione e ringraziamento.

Aprire le proprie case alla comunità ed alla celebrazione della santa Messa è, come Maria, fermarsi e “stare sotto al croce”, non in modo “passivo”, ma con autentica partecipazione comunitaria, con ogni proprio “essere” di persone e di comunità, con quella partecipazione di amore al sacrificio di Cristo.

Mi piace attribuire l’azione pastorale come tradizione che ritorna nella frazione, della “Messa nei cortili”, a quelle parole  di “congedo” del sacerdote: “Ite, Missa est”, “Andate, la Messa è finita”, sottolineate nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che raccolgono uno dei significati della celebrazione dell’Eucaristia:  “La liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza, si conclude con l’invio dei fedeli (missio) affinché compiano la volontà di Dio nella vita quotidiana” (CCC 1332). Missione e testimonianza, dunque, di ciò che si celebra, come “impegno” di ciascuno.

Lasciamo le nostre case per recarci alla santa messa, ora, “sperimentiamo” la “visita” nella nostra casa: il mese di maggio sarà, dunque, un mese di “passi”, di “visite” che sull’esempio di Maria in cammino verso la cugina Elisabetta, ci insegna a “portare Dio”, a “partire senza indugio”, a “metterci al servizio”, a muovere la nostra vita a “magnificare” Dio e a servire i fratelli.

Ricordiamo le parole di Papa Francesco  (Omelia 1 gennaio 2021) e auspichiamo di far “vivere” non solo nel mese di maggio, la presenza di Maria e Gesù, nella vita della nostra comunità: “La santa Madre di Dio ci insegna che il primo passo per dare vita a quanto ci circonda è amarlo dentro di noi. Ella, dice oggi il Vangelo, “custodiva tutto nel cuore” (cfr Lc 2,19). Ed è dal cuore che nasce il bene: quanto è importante tenere pulito il cuore, custodire la vita interiore, praticare la preghiera! Quanto è importante educare il cuore alla cura, ad avere care le persone e le cose. Tutto comincia da qui, dal prenderci cura degli altri, del mondo, del creato. Non serve conoscere tante persone e tante cose se non ce ne prendiamo cura”.