(Elisabetta Acide) – L’occasione per una riflessione è propizia e la offre l’evento comunitario della “Prime Comunioni”.

 “L’Eucarestia è il culmine e il vertice della vita cristiana”.

Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase o l’abbiamo a nostra volta pronunciata.

A volte il rischio è quello di utilizzare frasi “belle”, forse anche, per dir così, “ad effetto”, ma magari “per abitudine” o per “sentito dire”.  (Lo ricordiamo per dovere di cronaca, la frase appartiene al Decreto  Presbyterorum ordinis  e afferma che “l’Eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione” n. 5). 

Belle frasi a cui dovremmo sempre dare la giusta importanza e collocazione come il numero 1407 del Catechismo della Chiesa Cattolica:

L’Eucaristia è il cuore e il culmine della vita della Chiesa, poiché in essa Cristo associa la sua Chiesa e tutti i suoi membri al proprio sacrificio di lode e di rendimento di grazie offerto al Padre una volta per tutte sulla croce; mediante questo sacrificio egli effonde le grazie della salvezza sul suo corpo, che è la Chiesa.”

Pensare e vivere l’Eucaristia è importante, e lo è perché è vita della Chiesa, è sacrificio, è celebrazione del Mistero Pasquale reso accessibile nella Cena del Signore, è sacramento della “vita in Cristo”, che ci fa rimanere in Cristo e Cristo in noi.

Ecco perché credo che l’ “evento” (ormai anche nelle parrocchie e nella Chiesa abbiamo assunto la terminologia delle “occasioni” sociali, chissà perché le cose ed i “segni” o “sacramenti” non li chiamiamo più con il loro nome che pure è bellissimo ed eloquente), delle “Prime Comunioni” che coinvolge i bambini e le loro famiglie, con i catechisti che hanno accompagnato il loro cammino, non è e non può essere (o non dovrebbe essere) un “evento privato”, ma un “evento comunitario”.

A maggior ragione quando si tratta di evento parrocchiale (come dovrebbero essere tutti i sacramenti), perché la Chiesa, fondata su Cristo, è “da Cristo” e il sacramento dell’Eucaristia dimostra che essa è tratta da quel “costato” di cui ci parla l’evangelista Giovanni (Gv 19,34).

La comunità è quella parrocchiale, che proclama in ogni eucaristia “per Cristo, con Cristo, in Cristo”, ed è con questa consapevolezza che giovedì 1 maggio, la comunità si è riunita per la celebrazione eucaristica della “prime Comunioni”.

I “numeri”, non sono sicuramente quelli delle “grandi celebrazioni”, ma poco importa, non penso sia una “questione numerica”, quello che credo sia importante, è che sia una “celebrazione comunitaria”.

Due bambini ed una comunità parrocchiale.

Sono sempre stata fermamente convinta dell’importanza della “celebrazione comunitaria” nella propria parrocchia di appartenenza, con i propri “compagni di viaggio” nell’itinerario di formazione del percorso di catechesi, con i fedeli, con le proprie famiglie, amici, con coloro con cui si condivide o si dovrebbe condividere il cammino di fede.

Non è questione di “campanilismo”, ma di cammino parrocchiale comunitario.

Credo che sia importante “vivere” la vita parrocchiale, il cui  compito fondamentale è quello di essere “luogo” che favorisce l’incontro tra  fede cristiana e le condizioni della vita di ogni giorno.

Papa Francesco ed i precedenti pontefici, hanno insistito molto sulla “conversione missionaria” della parrocchia, un cammino che come Chiesa siamo chiamati a percorrere e che stiamo percorrendo con i passi sinodali, certo difficile, ma necessario, per superare quella logica o “logiche” che vorrebbero la parrocchia ancora “autoreferenziale”, che forse spera ancora o si “accontenta di “stare bene insieme” o come “centro erogatore” di sacramenti o “servizi”.

La parrocchia della “conversione missionaria”, forse ci chiede di vivere la “vocazione” alla vita cristiana, ci chiede di passare da quel “bisogno di sacro” alla fede vissuta, che prende il volto della testimonianza di chi ci vive accanto e dall’ “ambiente” nel quale viviamo.

Ecco allora che, in parrocchia, forse occorre dare centralità all’evangelizzazione, Parola e Sacramenti vissuti insieme. Parrocchia è coniugare annuncio e celebrazione, vita personale e vita ecclesiale, per vivere la sequela di Cristo nella fraternità ecclesiale.

I sacramenti celebrati in parrocchia, con la comunità parrocchiale, sono importanti per la vita di fede di tutti i cristiani che appartengono alla comunità, sono momento di condivisione e di crescita per la vita spirituale della comunità stessa, sono “segni” della Grazia di Dio, sono “doni preziosi” affidati da Cristo alla Chiesa.

Non si tratta solo di “fedeltà” alle formule e “validità” del sacramento; è liturgia, è partecipazione, è comunione, è vita di Chiesa nella Chiesa.

“Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi”.

Mangiare è “incorporare”, “metabolizzare”, “ruminare”, è “trasformare” ed “essere trasformati”.

Mangiare è atto di relazione e Gesù stesso ha detto:

 “la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda (Gv 6,55), un gesto d’amore per gli apostoli e per noi.

Ci “nutriamo” dunque di Cristo e “nutriamo” la nostra vita comunitaria in Lui.

Ci riuniamo attorno alla mensa eucaristica per nutrirci di Cristo e la comunità parrocchiale come Chiesa, nasce e ri-nasce intorno all’altare e dunque, come cristiani non possiamo vivere senza Eucaristia, senza il Pane dei figli e dei fratelli:

“Questo è il pane disceso dal cielo… chi mangia questo pane vivrà” (Gv 6,50).

Viviamo e siamo Chiesa.

Beatrice e Matteo, che hanno ricevuto la Prima Comunione, hanno percorso il cammino nella comunità, accompagnato dalle catechiste, dalla intera comunità, dai “compagni di viaggio” dei laboratori di catechesi, e nel tempo liturgico particolare, che stiamo vivendo, il tempo pasquale, offre all’intera comunità, occasione di “formare”, “dare forma” anche alla fede comunitaria, ripensare al cammino di fede di ciascuno e quello all’interno della comunità.

Quest’anno due, altri anni nessuno, alcune volte 6 o 7 ( negli anni passati anche 10), ma non importa… insieme…

La data della Prima Comunione non la “scelgo” io in base alle mie “comodità” o disponibilità dei parenti o necessità di organizzare cena o pranzo o nulla… la “data” della Prima Comunione  è “l’incontro” con Gesù, insieme, nella comunità.

L’insieme che crea comunione, insieme che crea cammino “nessuno escluso” o “in esclusiva”.

Nella Chiesa Parrocchiale, con la partecipazione di tutta la comunità.

Cose di altri tempi?

Sì, no, forse…

Semplice riflessione personale.

Ho un “faro” che ha sempre accompagnato le mie riflessioni su questo sacramento:  Papa San Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia,  nel capitolo “L’Eucaristia edifica la Chiesa”, affermava:

“La celebrazione dell’Eucaristia è al centro del processo di crescita della Chiesa” perché “ogni volta che il sacrificio della croce «col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato” (1 Cor 5,7) viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione. E insieme, col sacramento del pane eucaristico, viene rappresentata e prodotta l’unità dei fedeli che costituiscono un solo corpo in Cristo (cfr 1 Cor 10,17)” (n. 21).

E l’Eucaristia “raggiunge” ogni uomo e la comunità che la celebra.

I catechisti, hanno regalato ai bambini comunicandi una croce, consegnata dal parroco durante la celebrazione, che sottolinea quanto affermava San Paolo:

Cristo è potenza e sapienza di Dio. Perché la pazzia di Dio è più sapiente della sapienza degli uomini, e la debolezza di Dio è più forte della forza degli uomini”(1Cor 1,22-25)

il cui valore salvifico rappresenta il dono di Dio all’umanità.

Croce e risurrezione come  nucleo del kérigma cristiano, come segno del cammino dell’iniziazione cristiana che i bambini stanno percorrendo.

La Prima Comunione, oltre l’aspetto “particolare” che riveste per chi la riceve per la prima volta e ci auguriamo, la prima di una serie numerosa di volte, vissuta nella fede autentica è un’occasione di ricchezza spirituale.

I bambini avranno ancora bisogno di esempio, di sostegni, di percorrere passi in comunità parrocchiale, hanno bisogno di  testimonianza e di testimoni che vivono ogni giorno la propria fede, anche le proprie difficoltà, i propri dubbi, le proprie gioie e queste “figure” di cristiani  sono le singole persone che compongono la nostra comunità.

Possiamo allora riflettere sulla “missione efficace”, solo se vissuta nella communio, con lo “stile di comunione” e  con la consapevolezza della comune missione, perché  la Chiesa si realizza dentro l’unità della missione.

La Chiesa vive: vive di e per Cristo, è chiamata ogni giorno, a “guardare” Cristo, e  la vita completamente donata di Gesù diviene la straordinaria possibilità di vita per la Chiesa.

La comunità parrocchiale di “S.Anna”, si appresta a celebrare con diverse iniziative di preghiera e formazione il mese di maggio, che inaugura proprio con questa importante celebrazione.

A Maria “Regina di Speranza”, vengono affidati questi bambini che oggi hanno ricevuto la Prima Comunione, tutti i bambini e ragazzi che frequentano i Laboratori di catechesi parrocchiali, ma anche tutta la comunità, perché Maria, modello di madre e di credente, sia sempre madre affettuosa che guida e conduce la comunità, riempita dello Spirito del Risorto che rende decisi, forti e coraggiosi nella testimonianza cristiana.

Al termine della celebrazione, i bambini hanno innalzato la loro preghiera di ringraziamento, di affidamento e di impegno nella prosecuzione del cammino di fede con questa invocazione preparata da loro:

Grazie  Gesù, Tu sei il Pane vivo disceso dal cielo, che ci nutre e ci sostiene.

Noi crediamo che Tu sei la Risurrezione e la vita e sei con noi  nell’Eucaristia.

Grazie per questo tuo grande dono.

Donaci la forza per crescere nell’amore.

Signore Gesù, stacci vicino perché ogni giorno possiamo ricordarci di Te nella preghiera  e nella celebrazione dell’Eucaristia.

Ti preghiamo per i nostri genitori, per i catechisti, per tutti i bambini che partecipano con noi ai laboratori di catechesi, per la nostra parrocchia, per la Chiesa e per il mondo perché la gioia di questo incontro porti a tutti il tuo amore.

Ci affidiamo a Maria tua mamma perché ci sostenga e ci protegga.

La celebrazione è terminata con la recita dell’Ave Maria e la benedizione dei presenti.

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