Mancano poco meno di dieci mesi alla fatidica data del 29 marzo 2019, giorno in cui il Regno Unito uscirà dal mercato comune dell’Unione europea. Il Regno Unito è il quinto mercato di sbocco dei prodotti venduti dalle imprese italiane dopo essere stato superato a dicembre dalla Spagna: a marzo 2018 l’export cumulato di 12 mesi nel Regno Unito vale 23.086 milioni di euro e cresce dell’1,8%, a fronte dei 23.393 milioni di esportazioni in Spagna che nell’ultimo anno sono salite del 7,4%. I dati territoriali disponibili al 2017 sulle principali regioni indicano una crescita superiore alla media in Piemonte con il +13,4%, segue il Lazio con il +6,3% ed Emilia-Romagna con il +5,8% .

La composizione dell’export dei settori di MPI verso il Regno Unito per comparti in Piemonte vede in testa l’alimentare col 34,7%, quindi tessile 10,9%, abbigliamento 18,6%, pelle 4,7%, legno 0,8%, metallo 10,8%, e mobili 1,1%.
Questo invece l’export dei settori di MPI verso il Regno Unito per provincia: Cuneo (32,8%), Alessandria (30,0%),Vercelli (+17,9%), Torino (+16,8%), Biella (14,3%), Asti (-8,9%), Novara (-10,3%) e Verbano Cusio Ossola (-15,9%) .
Analizzando il grado di esposizione (il valore del rapporto tra le esportazioni nei settori di MPI verso il Regno Unito e il valore aggiunto), questo è pari allo 0,53%: valori oltre la media si rilevano per il Friuli-Venezia Giulia con l’1,20%, il Veneto con l’1,12%, l’Emilia-Romagna con l’1,00%, la Toscana con lo 0,95%, le Marche con lo 0,63% e la Campania con lo 0,58%, mentre il Piemonte con lo 0,52% si colloca al di sotto della media (0,53%).
A livello provinciale spiccano Vercelli con il 2,10% (specializzata in Alimentare, Tessile, Abbigliamento ed Altre manifatture, concentrate in Strumenti e forniture mediche e dentistiche), e Biella con il 1,90% (specializzata in Tessile e Abbiglia-mento), seguono: Novara (0,91%), Alessandria (0,84%), Asti (0,62%), Cuneo (0,55%), Torino (0,21%) e Verbano Cusio Ossola (0,17%).

“I dati confermano l’importanza del mercato britannico per le piccole e medie imprese – riflette Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – confidiamo tuttavia che l’autonomia commerciale di cui si è riappropriato il Regno Unito non penalizzi le nostre imprese i cui prodotti sono comunque di eccellenza e tecnicamente avanzati. L’eventuale incidenza di dazi e barriere, pur non auspicabili, deve piuttosto fare riflettere sulle priorità che l’Italia dovrebbe darsi per la tutela del proprio tessuto produttivo. Non vorremmo decantare le gioie del libero mercato restando gli unici con le porte aperte, le aziende chiuse e l’eurocerino in mano”.