Si sono svolte mercoledì 20 luglio, nella chiesa parrocchiale di Caluso le esequie dell’ingegner Antonio Saraco, direttore storico degli stabilimenti di produzione della Honeywell-Bull di via Martiri d’Italia, mancato improvvisamente all’età di 84 anni destando molto sconcerto e rammarico in tutto il calusiese.

L’ingegner Saraco, originario della Campania, si era laureato in elettronica all’Università Federico II di Napoli, e poco tempo dopo aver concluso il percorso di studi era entrato a far parte del “Gruppo di Barbaricina”: un gruppo di giovani e brillanti scienziati che sono stati il vero nucleo fondante di tutta l’elettronica italiana; si chiamava così perché aveva preso il nome dal quartiere di Pisa in cui era ubicato e lavorava a stretto contatto con l’Università pisana, e faceva già parte del mondo Olivetti.

La bravura di questi ricercatori non era passata inosservata e presto erano stati tutti dirottati, a svolgere il proprio lavoro, nei laboratori elettronici di Borgolombardo e Pregnana, allora centri di ricerca di prestigio dell’azienda di Ivrea.

Dagli anni ‘60 in poi la storia è nota: l’Olivetti aveva rinunciato all’elettronica e questa divisione era stata rilevata dapprima dalla General Electric e poi dalla Honeywell, che avevano trasformato Caluso, polo produttivo, e Pregnana, centro di ricerca, in una eccellenza mondiale leader di mercato per decenni.

L’ingegner Saraco è stato a lungo direttore generale degli stabilimenti di Caluso, dall’inizio degli anni ‘80 sino a metà degli anni ’90: e li ha diretti con maestria indiscussa.

Al di là dei meriti tecnici il pregio maggiore di questo dirigente è sempre stata l’attenzione vera, non di facciata, a quello che oggi viene definito il “capitale umano”.

Dietro a un aspetto severo, da signore ottocentesco, si celava un animo in cui la parola “sociale” aveva davvero un significato.

Per lui i dipendenti non erano “unità”, ma persone con una storia e una vita proprie, e sentiva come dovere morale che tutti potessero avere un reddito certo e dignitoso.

Per questo ancora oggi è ricordato con stima ed affetto dagli ex dipendenti, indifferentemente che fossero stati al tempo capi reparto, impiegati o semplici operai.

Oltretutto l’ingegner Saraco ha sempre dimorato a Caluso: e questa sua scelta era stata recepita da tutti come una rassicurazione in più. Una volta andato in pensione ha continuato a risiedere a Caluso, alternando lunghi periodi di soggiorno a Trieste dove aveva affetti familiari.

La sua dipartita, come detto sopra, ha suscitato molto sconcerto e rammarico, ben evidenziati nelle parole di affetto rilasciate nel comunicato dell’associazione di ex dipendenti Pozzo di Miele.

Giuseppe Mila