Alla fine dello scorso giugno si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche elettive di tutte le associazioni Ais italiane (ovvero una per regione); quindi ovviamente anche di quella piemontese, che ha sede ad Alba.

I nuovi eletti saranno in carica per il quadriennio 2022–2026. Ais significa (come quasi tutti sanno) Associazione Italiana Sommelier.

La carica più rappresentativa è, ovviamente, quella di presidente, e in Piemonte è stato eletto a tale carica Mauro Carosso, che sarà affiancato da due vice presidenti: Rosalba Rolando, delegata di Cuneo, e Fabio Gallo, ex presidente e oggi delegato di Torino. Scrivere di questi tempi in merito alle votazioni per il rinnovo di un consiglio direttivo dell’Associazione Italiana Sommelier potrebbe sembrare qualcosa di futile o semplicemente… “estivo”; in realtà è una faccenda molto più complessa, poiché i sommelier sono gli specialisti che dovrebbero far da tramite tra il mondo del vino – con i suoi produttori, cantinieri, ecc. – e i consumatori.

La cosa potrebbe sembrare facile, in un mondo in cui ci si comunicano eventi 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, e tutti siamo costantemente “on-line”: non è così, anzi…

Ma prima di fare un paio di esempi significativi, occorre spiegare almeno a grandi linee chi è il nuovo presidente Ais Piemonte.

Mauro Carosso è un nome che specialmente in Canavese conosciamo bene, ma crediamo conoscano in tanti anche al di fuori di questo territorio, se non altro perché spesso il Tg3 regionale lo ha mostrato sul campo, nei vigneti, o in cantina a illustrare i vini e il territorio locale.

Sarà successo a tutti di assistere, o magari essere stati invitati a qualche degustazione, in cui il ruolo del sommelier è fondamentale, al di là dei vini serviti, dell’ambiente e di tutto il contorno: perché il sommelier parla e spiega quello che poi i convenuti assaggeranno, ma è fondamentale il modo in cui lo fa, perché a seconda di qual è il suo approccio saprà stimolare o meno l’interesse degli astanti.

Purtroppo a volte accade che alcune presentazioni, anziché stimolare, provochino una sorta di rifiuto: quando, ad esempio, alcuni sommelier esagerano nel descrivere le virtù di un vino con una infinita prosopopea, usando termini che non tutti comprendono ed eccessi nel gesticolare.

Questo fa sì che alla fine della presentazione, nei presenti possa sorgere questo dubbio: “Scusi, ma possiamo assaggiarlo? Non sarà per caso vino consacrato?…”.

Ebbene, quando un sommelier provoca una simile reazione significa che non è capace di fare il suo mestiere, e causa un notevole danno. Quando invece, mentre parla, riesce a far crescere poco a poco l’interesse, il piacere e la voglia di degustare quello che c’è nel bicchiere, in modo da far sì che arrivati alla fine i presenti dicano: “Bene, allora andiamo ad assaggiare questa cosa qua, a vedere se è vero quel che abbiamo sentito”… si è raggiunto un ottimo risultato.

Perché si è creato l’interesse nel consumatore per chi produce: e oggi ve n’è quanto mai bisogno, un gran bisogno di esser realisti senza lanciarsi in voli pindarici.

Perché, restando molto terra terra, la cosa che più conta per l’economia del territorio è che alla fine si vada ad acquistare il vino degustato.

Senza la vendita, tutto il lavoro del contadino, specie in una estate come questa in cui bisogna correre a irrigare le piantine interrate in primavera perché altrimenti muoiono, rimane fine a se stesso: una perdita economica e una perdita anche per l’ambiente.

Mauro Carosso (nella foto assieme al Console della Credenza Vinicola, Domenico Tappero Merlo, lo scorso giugno al castello di Mercenasco) appartiene a quella classe di gentiluomini dotati di sapere che non si pongono mai in posizione di superiorità rispetto agli altri: tutt’altro, cercano invece di spiegare con parole semplici quello che stanno facendo.

Per questo credo che la sua nomina a presidente dell’Ais del Piemonte sia stata una scelta felice, e il suo approccio sarà ben diverso da discorsi in stanze con stucchi dorati, ma avrà sempre come stella polare il lavoro nelle vigne e nelle cantine.

Beppe Mila