(elisa moro) –Tornare alle sorgenti della propria vocazione”: un invito, quello rivolto da Mons. Edoardo Cerrato ai religiosi, religiose e consacrati, in occasione della XXVIII° giornata della Vita Consacrata, a riscoprire, custodire e vivere con serietà questo momento che la Chiesa offre, senza cadere in convenzionalità o abitudinarietà, lasciandosi dunque guidare dalle parole di San Giovanni Paolo II a tal proposito: questa giornata diventa un motivo per tornare agli inizi del nostro cammino, per fare un bilancio della nostra vita e per confermare l’impegno della consacrazione, testimoniando con gioia l’amore del Signore”.

Numerose le realtà religiose diocesane presenti sabato 3 febbraio a Chivasso, presso l’Istituto di Santa Maria di Leuca, in una breve, ma intensa, giornata vissuta nella gioia dell’incontrarsi e del condividere insieme il dono della vocazione e della consacrazione ricevuta.

Dopo il canto delle Lodi, che hanno segnato l’inizio spirituale, oltre che temporale, della mattinata, Padre Andrea Plichero, Vicario episcopale per la vita consacrata ha ringraziato i convenuti, in particolare la disponibilità delle Figlie di Santa Maria di Leuca per l’ospitalità e l’accoglienza, spiegando il motivo della scelta di questo istituto, che tanto si adopera per l’infanzia e l’educazione dei piccoli: recentemente – il 25 giugno 2023 – la fondatrice, Madre Elisa Martinez, è stata beatificata presso il Santuario mariano di Finibus Terrae, in seguito al riconoscimento del miracolo, avvenuto proprio verso una piccola creatura, ancora nel grembo di sua madre.

Cuore della mattinata la meditazione di Mons. Vescovo, incentrata sulla necessità di focalizzare l’attenzione sul cuore stesso della vocazione alla vita consacrata: la chiamata alla missione e alla santità.

Partendo da una serie di domande che il Santo Padre, Papa Francesco, ha rivolto ai consacrati nel 2015, non si può pensare che “la vita consacrata cresca con campagne di sensibilizzazione o vocazionali, ma solamente attraverso l’attrazione che i giovani sentono per noi, perché ci vedono felici. Non dipende dalla potenza dei mezzi, ma è la nostra vita che deve parlare”.

Attraverso la preghiera, la comunione, l’adorazione, si è capaci di attingere continuamente alla fonte d’acqua viva di Cristo, “come un’anfora sempre colma e traboccante, che fa rifluire verso gli altri quanto riceve, in pura gratuità” (Canopi, Servite il Signore nella gioia, p. 83), verso l’intera umanità, in una missione d’amore senza fine.

In un’epoca storica caratterizzata da una crescente indifferenza verso la fede, l’atteggiamento non deve essere quello della sfiducia o della malinconia: “allontani da noi il Signore il sonno dell’infedeltà e dello sconforto; ci conceda la Sua grazia e la Sua misericordia, perché possiamo vegliare sempre nella fedeltà a Lui. Infatti la nostra fedeltà può vegliare in Cristo” (Cromazio di Aquileia, Sermone 32, 4).

È invece fondamentale “domandarsi, da consacrati e religiosi, in che modo si viva la nuova evangelizzazione”, con le sue sfide; occorre cogliere, per dirla con San Giovanni Paolo II, “l’urgenza di rifare il tessuto cristiano della società umana” (Christifideles laici, n 34).

La “docilità del cuore”, proclamata anche nella Lettura della Santa Messa del giorno, nella memoria liturgica di San Biagio martire, (1Re 3, 4-13), diventa quindi la forza dirompente capace di attrarre autenticamente e coerentemente a Cristo, maestro mite e umile, portando la perenne giovinezza nel cuore, propria della santità.

Guardando alla Beata Elisa Martinez, che ha vissuto in pienezza la sua consacrazione, ogni consacrato e consacrata è invitato a guardare con speranza, a diventare “icona di Cristo trasfigurato” (Vita consecrata, n 14), accogliendo questo invito nella quotidianità: “Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi!” (Vita Consecrata, 110).

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