Venerdì 18 novembre, all’oratorio “Carletti”, sono ripresi gli incontri dell’Università del Dialogo, ideata dall’Università della Terza Età.

La lodevole iniziativa era iniziata nel 2016 per interrompersi con la pandemia.

Il tema di quest’anno è “Religione e spiritualità“, e indagherà l’eterno conflitto fra le istituzioni religiose e il rapporto personale con il Divino.

La comunità cattolica, con la teologa Viviana Martinez, ha dato il via alle conferenze.

La docente ha chiesto ai partecipanti, una trentina in tutto, di esprimere su un biglietto, con una parola, il proprio concetto di religione e di spiritualità, per dare il via alla conversazione.

Partendo dalla convinzione della diversità radicale tra religione e spiritualità, la teologa ha esaminato quattro punti che ritiene fondamentali per dirimere il rapporto fra i due campi: la crisi della Chiesa rispetto ai cambiamenti radicali del tempo che viviamo, i riferimenti biblici e la storia del racconto, tra religione e spiritualità, la riconciliazione e il superamento del conflitto e, infine, l’esperienza personale.

È sempre esistito il bisogno umano di condividere l’esperienza della Fede: con un excursus storico Viviana Martinez ha messo in evidenza i punti di contatto fra Ebraismo e Cristianesimo, la nascita della Chiesa organizzata secondo canoni ebraici, ma sostenuta dallo Spirito Santo sceso con la Pentecoste.

La spiritualità di alcuni santi si è integrata nella Chiesa grazie alle istituzioni: è risaputo che San Francesco è riuscito a essere accolto e far accettare la sua spiritualità grazie alla regola fatta approvare da Onorio III.

Non tutti i santi hanno avuto la stessa sorte, e anche spiritualità simili alla francescana si sono scontrate con la dimensione istituzionale.

Ai giorni nostri è presente un conflitto dovuto alla secolarizzazione della società anche se, ha aggiunto Martinez, in Italia c’è una situazione assai peculiare, perché molti, pur non frequentando la Chiesa chiedono i Sacramenti per i figli e l’istruzione religiosa.

Anche il pluralismo religioso (difficile negarlo) indebolisce il pensiero religioso originario, accrescendo l’insicurezza negli individui, che si allontanano dalle radici della Fede loro trasmessa. Le conclusioni della relatrice: occorre operare una conversione fatta di obbedienza – in qualche caso dolorosa – alla religione, che è ciò che ci fa pronti a unificare il mondo.

Franca Sarasso

Redazione Web