(g.f.)  – A Feletto abbiamo tante belle Chiese.

Forse per questo i nostri vicini “al di qua e al di là dell’Orco” (‘dsà e ‘dlà da l’eva: al di qua e al di là dell’acqua) da tempo immemorabile ci avevano soprannominato i “Gesiè”.

Sostantivo seguito da due qualificiativi, peraltro non proprio entusiasmanti, sui quali si sorvola, attribuendoli ad una forse malcelata invidia, proprio dovuta alla rilevanza del nostro patrimonio architettonico.

Oltre alla Parrocchiale, sita nella piazza principale, troneggiano ai quattro angoli cardinali del paese, testimoni antiche di fede, sacrificio e devozione.

Una di queste, posta sul lato est del paese, è la Chiesa dedicata alla Madonna del Carmine.

La fabbrica dell’edificio fu iniziata nel 1741 e, tra alterne vicende, scarsità di mezzi e molta costanza, fu terminata nel 1834 dopo la posa sul campanile della campana che, ancora oggi, viene suonata per scongiurare il pericolo della grandine quando si sta avvicinando un brutto temporale.

Numerosi interventi di risanamento, conservazione e pulizia, l’hanno mantenuta in ottimo stato nel suo stile barocco, tuttavia per salvaguardare il patrimonio artistico al meglio bisogna agire. Si è pensato così di restaurare due tondi posti sulle pareti destra e sinistra dell’altare. Le tele rappresentano il profeta Elia, uno dei personaggi più famosi dell’Antico Testamento, nella sua dimora sul Monte Carmelo in Palestina, montagna sacra celebrata anche nel Cantico dei cantici che paragona l’amata al Carmelo. Nell’altra tela è dipinta la Madonna del Carmine con il Bambino.

Anche i due quadri (inizio ottocento) posti sulle pareti destra e sinistra, nella parte centrale della chiesa e raffiguranti rispettivamente Sant’Apollonia e San Luigi Gonzaga, avrebbero bisogno di un intervento.

Si spera quindi che i tempi necessari per le pratiche burocratiche, dall’approvazione della Curia a quello della Sovraintendenza, e quelli per i lavori di restauro, siano conclusi per la festa di luglio tradizionalmente celebrata la terza domenica.

Ma soprattutto si spera che i fedeli e Felettesi tutti, memori della generosità degli avi, contribuiscano in modo concreto alla realizzazione di questa iniziativa.

Siamo o non siamo “Gesiè”?!