Ci sei o ci fai?
Non me ne voglia il Signor Silvio Berlusconi, ma questo è ciò che ho pensato quando ho visto i commenti sull’intervento, non verbale, che il Cavaliere ha tenuto durante il discorso di Salvini. Già, perché Berlusconi ha parlato e lo ha fatto a lungo, in modo eloquente, permettendo a tanti di riderci su, forse anche perché, come si dice, bene o male l’importante è che se ne parli! Nessuno penso ricordi il contenuto del messaggio, ma quelle mani che si muovevano fuori tempo, che diventavano grandi e centrali, sono quelle che poi hanno scatenato una valanga di commenti.
Ma che cosa è accaduto? Riannodiamo grossolanamente il nastro, usiamo la moviola e partiamo dal fatto: una dichiarazione di un gruppo politico che vede tre alleati. I tre si sono disposti sulla stessa fila (il messaggio avrebbe dovuto essere: “Eccoci qui, insieme, a darvi conto del nostro incontro con Mattarella e dei punti di discussione perché li abbiamo pensati e studiati per voi, questo è il risultato del nostro lavoro”). La disposizione sulla fila prevede al centro chi parla, di lato chi ha collaborato affinché quanto detto sia il risultato di una coalizione (il messaggio che dovrebbe passare è quello di un portavoce riconosciuto dal gruppo, e di una coalizione che riconosce il leader, secondo quanto espresso dalle scelte di chi ha votato l’uno o l’altro dei candidati, ma che vede gli altri con pari valore e dignità).
Fin qui sembra andare tutto bene. Sembra. Perché gli occhi della Giorgia Meloni segnalano ansia, paura: è in allerta. Di cosa? Eppure tutto va bene, quello che abbiamo deciso, quello che abbiamo scritto, è tutto chiaro, è stato tutto definito nei minimi particolari, non dovrebbero esserci sorprese. Eppure ci si aspetta che qualcosa possa non andare per il verso giusto.
Matteo Salvini comincia a parlare. La voce è ben impostata, ferma, sicura di quanto sta leggendo, sicuro del suo posto, centrale, sicuro del fatto che tutta l’attenzione dovrebbe essere rivolta a lui, in quanto portavoce, perché è lui che nella coalizione è stato scelto. Sicuro che gli altri faranno di tutto per appoggiare quanto sta dicendo. Eppure qualcosa va storto, il meccanismo per quanto perfetto si inceppa, benché tutto previsto c’è qualcosa che cambia le carte in tavola, c’è quella variabile che proprio non si riesce controllare.
Lui, Silvio Berlusconi che avrebbe dovuto sostenere il suo alleato con la presenza, lo sguardo fermo, l’atteggiamento sicuro, anche senza fare nulla, perché a volte basta la presenza. E invece? Invece si è perso, è andato fuori tempo, ha rubato la scena, dopo un po’ gli occhi sono andati su di lui e Salvini non lo ha più ascoltato nessuno.
Non ce l’ha fatta Berlusconi a mettersi di lato, a non essere il primo protagonista della scena. E’ probabile che ce l’abbia messa tutta, che si fosse auto-convinto di potercela fare, ma è stato più forte di lui, non ha potuto fare a meno di accentrare l’attenzione tutta per sé, in quel momento e nei giorni a venire. Perché essere al fianco di qualcuno, lavorare in team, è qualcosa o che hai dentro – o ci sei – o non ti riesce, neanche se ci fai, se ci provi.
Possiamo curare l’immagine nei dettagli, avere il fior fiore dei consulenti che scrivono per noi, che ci truccano, ci vestono, che studiano come quel messaggio deve essere veicolato, ma se noi non crediamo fino in fondo a quel ruolo, a quell’essere lì in quel momento e in quel modo, prima o poi lo si vede, esce fuori e, come sempre accade, getta un’ombra di ridicolo su tutto il resto.
Grazie però Signor Berlusconi, perché in un momento in cui la politica non sta esattamente dando il meglio di sé, lei riesce a strapparci un sorriso, a farci sentire uniti. Ecco, questo Le riesce benissimo!

Cristina Terribili