In questi giorni gli studenti italiani sono impegnati con gli esami Invalsi.

Si usa una piattaforma il cui nome è “Taocloud” e fa riflettere: è composto da due parole, sorta di sincretismo religioso-filosofico-informatico. La prima è “Tao”, lemma che l’Oxford Dictionary spiega con: “Via, strada”; il termine rappresenta il concetto di base del pensiero filosofico e religioso cinese ed è espressione di una primarietà o centralità assoluta dell’universo e della realtà: è cioè la “strada per eccellenza”, la legge secondo cui si attua l’universo. La seconda è “Cloud” che in questo campo vale come “nuvola informatica”.

In breve una tecnologia che permette di elaborare e archiviare dati in rete, come spiega la Treccani. Non più residenti, dati personali sparsi in una nuvola e accessibili solo dalla rete.

In questi giorni abbiamo visto invece che la strada della realtà quotidiana che abbiamo percorso per andare a scuola o al lavoro era sovrastata da nuvole vere (molto meno virtuali del “cloud”) e piovaschi anche intensi.

Per riparare qualsiasi cosa di personale, non solo i dati, si necessitava proprio del riparo di un forse obsoleto ma comunque indispensabile ombrello.