III DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)

Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno

(Elisa Moro)

Riconoscere i segni per essere testimoni del Testimone. Nella terza Domenica di Pasqua, Gesù risorto, dopo essersi manifestato “nello spezzare il pane” (Lc. 24, 35) ai due discepoli di Emmaus, appare nuovamente, “in mezzo a loro” (v. 36).

È ancora il giorno di Pasqua, quello che San Luca riporta (Lc. 24, 35-48), e questo dettaglio non è superfluo: Pasqua è il “Dies Christi”, che la Chiesa rivive in ogni domenica dell’anno, “primizia degli altri giorni” (Basilio, Homiliae in Hexaemeron II, 8), “signore dei giorni” (Pseudo Eusebio di Alessandria, Sermo 16) “il nostro giorno” (Girolamo, In die dominica Paschae II, 52).

Ciò che colpisce è la profonda incredulità dei discepoli, che impauriti di fronte alla manifestazione di Cristo, credono di vedere un fantasma (cfr Lc 24,37). Romano Guardini così commenta a proposito: “Il Signore è mutato. Non vive più come prima. La sua esistenza…non è comprensibile. Eppure è corporea, comprende…tutta quanta la sua vita vissuta. Tutto è realtà. Sia pure mutata, ma sempre tangibile realtà” (Il Signore, 433). C’è bisogno di segni concreti; la fatica per entrare nelle profondità del Mistero coglie i discepoli di tutti i tempi: è il Signore, è il Maestro, che proprio quegli uomini hanno seguito dalla Galilea, ma come riconoscerlo?

Il Signore si rivela attraverso concreti segni di umanità: le ferite della Passione e il mangiare “davanti a loro” (v.43). La Pasqua non rimuove le ferite, ma le esalta come chiavi che dischiudono la vita nuova. Oggi, spesso, la società porta l’uomo a dimenticare la sua autentica natura, caratterizzata dalla fragilità e dai limiti; Dio, il Vincitore della morte, porta, al contrario, sempre con sé i segni della Sua umanità.

“Di questo sarete miei testimoni” (v. 48): dal contatto reale, e non virtuale, dall’esperienza vissuta “in presenza” si può trasmettere la pienezza della fede nel “Dio manifestatosi nella carne, di Colui che era invisibile si è mostrato in Cristo, venuto sulla terra” (Newman, Sermone 4/12/1836). Solo toccando le Sue piaghe gloriose la mente dell’uomo è aperta (dianoígo), come gli orecchi dei sordi (Mc 7,34) e gli occhi dei ciechi (Lc 24,31).

Oggi il cuore pulsante del Vangelo è consegnato ai discepoli, a ciascun battezzato, affinché sia trasmesso: “Non è un maestro qualificato; il laico è per essenza un testimone. Ma quale grande missione quella di essere testimoni di Cristo! Ciascuno di voi lo può e lo deve essere!” (Paolo VI, O. R.11 gennaio 1968).

(Lc 24,35-48) In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».