Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
(Elisa Moro)
La Parola del Signore di questa domenica riporta una diatriba di Gesù con i farisei, che vogliono metterlo “alla prova” (v. 35). È un innato desiderio orientale e giudaico di classificare ed unificare i precetti che spinge gli avversari del Rabbì di Nazareth a porre un quesito di vitale importanza: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”
(v. 36). Come discernere, tra tutti questi, il più grande? Ma Gesù non ha nessuna esitazione, e risponde prontamente con una doppia citazione, che racchiude l’amore al Creatore (Dt. 6, 4-9) e verso i fratelli (Lv. 19, 18).
Gesù sorprende attraverso questa risposta, si mostra come “compimento, perché Egli si pone al di sopra della Legge antica” (Marenco, p. 104), ma al contempo rivela il cuore, dischiude il segreto del mistero trinitario e la strada stessa della santità: “Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1Gv. 4, 16).
Cuore, anima, mente, corpo, tutta la persona umana è chiamata ad amare, ma ciò è possibile, come ricorda il teologo von Balthasar solo perché “Dio illumina (l’anima) d’amore e la fa risplendere; come nessun bambino si sveglia all’amore se non è amato, così nessun cuore umano può destarsi alla comprensione di Dio senza il libero dono della sua grazia – nell’immagine del suo Figliolo” (Solo l’amore è credibile, von Balthasar, p. 26).
Questo amore libero e perfetto è tuttavia realizzabile “solo se si svuota il cuore da ogni altro amore” (Anselmo d’Aosta, Opera omnia, III, 245), solo cioè facendo spazio alla pienezza, alla totale realizzazione della persona umana “nella sua integrità e interezza”.
È interessante sottolineare l’ordine con cui Gesù esprime questi comandamenti, che identificano “il mistero di un’unica carità divina” (Aubry, p. 56): “Amando il prossimo, tu cammini. E dove ti conduce il cammino se non al Signore? Ama il prossimo con il quale cammini, per poter giungere a Colui con il quale desideri rimanere” (Sant’Agostino, Trattati su Giovanni, 17, 7).
È questa quindi la consapevolezza nel conseguire la Meta che ha accompagnato una grande Santa, Dottore della Chiesa, del Novecento, Teresa di Lisieux: “Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l’amore è eterno. La mia vocazione è l’amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio”. (Manuscrits autobiographiques, pp.227).