(Filippo Ciantia)

Carissimi Chiara Ageno e Filippo Omara, cari nipoti,

oggi ricevete, rispettivamente, la Prima Comunione e la Cresima. Scrivo a voi e a tutti i bambini che in questi giorni ricevono i sacramenti.

La pandemia ci ha permesso di aspettarli più intensamente e di viverli in modo speciale con i padrini, i genitori e pochi amici e parenti. In tal modo avete potuto “occupare” le nostre chiese per settimane, rendendo veramente la domenica un giorno di festa. La grande chiesa tutta si è piegata alla circostanza difficile, dedicando solo a voi, a ciascuno di voi la giornata che state vivendo.
L’Eucaristia dona l’amore di Gesù. La Cresima porta ben sette doni!

Oggi (domenica per chi legge, ndr) è anche la festa di San Luca, che scrisse il terzo Vangelo e gli Atti degli Apostoli.

È un santo speciale, perché – come voi, come i vostri genitori e i vostri nonni – non aveva conosciuto personalmente Gesù, ma aveva incontrato San Paolo, che pure non aveva incontrato in vita Gesù. San Luca è un cristiano di seconda generazione; voi siete cristiani di ottantesima generazione. Eppure avete tutto.

Pochi giorni fa un giovane ragazzo, così vicino a voi, Carlo Acutis è stato indicato a tutta la Chiesa come modello, perché considerava l’Eucaristia la sua autostrada per il paradiso. Amava tutti perché aveva imparato che in ogni persona abita lo Spirito Santo, “ospite dolce dell’anima”.

Non dimenticate che portate dei nomi importanti, di due santi grandi per la Chiesa e per il nostro Paese, ma ad essi i vostri genitori hanno voluto aggiungere due nomi strani e particolari.
Chiara, ti chiami Ageno (si legge aghéno), che in lingua Acholi significa “speranza”. Filippo, porti il nome Omara, che vuol dire “amore”. Infatti, oggi ricordiamo il martirio di due beati della tribù Acholi del Nord Uganda, i primi catechisti africani fatti beati. Erano due ragazzini come voi, battezzati e cresimati nella missione di Kitgum, dove sono nate le vostre mamme.

In voi i vostri genitori hanno visto la speranza che c’è nella vita se rimaniamo fedeli al cammino del Signore Gesù, che è arrivato a voi dopo, pensate, 80 generazioni.

A voi è affidato un compito veramente importante: rappresentare l’ottantunesima generazione, perché il bene, il bello, il giusto, il buono, possano essere il pane quotidiano di chi vi incontrerà.