XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Ecco lo sposo! Andategli incontro!

(Elisa Moro)

Le ultime domeniche dell’anno liturgico orientano il cammino verso le realtà escatologiche, ultime, aprendo lo sguardo dell’anima al Regno dei cieli e alla sua vicinanza: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora” (Mt. 25, 13).

Il Vangelo dipinge una situazione apparentemente felice, quella di una festa di nozze, l’invito alla vita eterna, a cui dieci vergini sono chiamate, nell’attesa dell’arrivo dello Sposo: “Aptata, virgo, lampada, ad nuptias ingressa est” (fornita della lampada, o vergine, sei andata alle nozze), come canta in un antico inno liturgico la Santa Chiesa.

Il tema della nuzialità nella storia biblica non è certo insolito, ma compare con insistenza presso la letteratura profetica, a indicare lo stretto legame che Dio instaura con il popolo dell’Alleanza (Os. 2,9, 21-22; Ger. 3,6-12; Is. 62,5), ma anche sapienziale, soprattutto nel Cantico dei Cantici.

Leggendo questo brano in modo superficiale, sembra quasi un insegnamento contrario alla carità: “quell’olio della lampada non viene condiviso” (Crisostomo, LXXVIII) con le cinque vergini che non lo hanno portato e che vengono definite “stolte” (Mt. 25, 2) e abbandonate alle tenebre.

Che cosa raffigura questo “olio”, indispensabile per essere ammessi alle nozze e che non può essere ripartito con le altre vergini? “Esso è un dono di Dio”, ricorda Sant’Agostino, “se hai l’olio, portalo con te. Che cosa vuol dire: “portalo con te”? Sia nel tuo intimo, lì devi piacere a Dio” (Discorso 93, 7). Quest’olio, che richiama la realtà messianica di Cristo, l’Unto di Dio, “non si può comprare”, per non risplendere con l’olio degli altri e avere lodi immeritate, “ma si riceve come dono, si conserva nell’intimo e si pratica nelle opere” (Benedetto XVI, 06/11/2011).

Vera sapienza è saper “contare i nostri giorni” (Sal. 89, 12), approfittando di ogni singolo momento per compiere la volontà del Signore, operare con misericordia e rispondere al progetto che Lui, “che segue con amore il cammino e tiene per mano” (Sal 36, 23-24), ha pensato per ciascuno dei suoi figli, sapendo che il Suo giudizio sarà sull’amore (cfr Mt 25,31-46), anzitutto ricevuto e poi donato.

“Veglia il cuore, veglia con la fede, la carità, le opere; prepara le lampade, bada che non si spengano” (Agostino, Discorso 93, 10); sia maestra nella vigilanza e nell’attesa fiduciosa la Vergine Maria, prudentissima discepola, che “portò un vaso inesauribile di olio, per illuminare le lampade di tutti” nelle tenebre del mondo (S. Alfonso M. de Liguori, Le glorie di Maria, Capitolo IX).

(Mt 25,1-13) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, Signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».