La presidenza Trump, con il primato dell’America su tutto e tutti (Europa compresa), ha riflessi notevoli sulla politica italiana, in entrambi gli schieramenti.
Nel centro-sinistra ha rotto gli schemi l’ex ministro Dario Franceschini, già segretario del Pd e autorevole sostenitore della segreteria Schlein: con un’intervista a “la Repubblica” ha proposto un cambio di linea per difendere l’Europa dalla politica isolazionista Usa, per battere le destre di Trump e Musk (sostenitore in Germania dei filonazisti dell’AfD), favorendo la nascita di un nuovo partito di centro (diverso dal Pd) “che parli di più ai moderati, che recuperi l’astensionismo…”. Franceschini allude all’iniziativa attribuita al giurista cattolico Ernesto Maria Ruffini, smentendo di fatto il bipolarismo Meloni-Schlein, destra-sinistra.
L’ex segretario dem si spinge oltre, auspicando un dialogo con Forza Italia (ovvero con il Partito Popolare Europeo che ha espresso la Merkel e Ursula von der Leyen); sul “campo largo” ritiene impossibile ritornare all’Ulivo, viste le divergenze tra i partiti; propone quindi al centro-sinistra di andare al voto con tante liste (tranne nei collegi uninominali), rinviando al dopo-voto la scelta del premier (evitando quindi la conta alle primarie tra Schlein e Conte). Una proposta che lascia la strada aperta all’ipotesi di un governo di unità nazionale con i berlusconiani, senza le destre di Lega e FdI. L’intervista di Franceschini ha fatto scalpore per il suo ruolo di leader nell’area Schlein, anche se non è piaciuta allo staff della segretaria.
Nel destra-centro Tajani ha reagito accettando l’ipotesi di una nuova legge elettorale proporzionale, ma nella fedeltà all’attuale maggioranza.
Le novità maggiori sono giunte dalla premier Giorgia Meloni, che ha avvertito il rischio di un isolamento a destra per la sua amicizia con il super-miliardario Musk, promotore in Europa dell’Internazionale nera, da Berlino a Vienna, da Londra a Roma.
Nel “giorno della memoria” la Meloni ha espresso parole inequivocabili: “…La Shoah un abominio del regime hitleriano con la complicità, in Italia, di quello fascista”. Mai da Fratelli d’Italia erano giunte parole così nette sul passato mussoliniano, tranne il precedente dell’ex leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini.
I media s’interrogano su questa scelta della premier, perché nelle due precedenti ricorrenze del 27 gennaio non era successo nulla. Forse è apparsa eccessiva alla Meloni la collocazione europea di Musk, più probabile la constatazione della larghissima adesione popolare alla denuncia della Shoah, su cui hanno espresso posizioni chiarissime sia il Presidente Mattarella sia Papa Francesco. C’è anche l’ipotesi di non allontanarsi da quella parte di elettorato moderato che sceglie il destra-centro.
In questo contesto va segnalato uno scoop del “Corriere della Sera” su una riunione riservata del destra-centro con la premier: vista la difficoltà di varare la riforma costituzionale del “premierato elettivo” (con un referendum a rischio), emerge l’ipotesi di una nuova legge elettorale per le prossime politiche del ’27; si sceglierebbe per il Governo e il Parlamento il sistema vigente per le Regioni, con la vittoria al primo turno del premier e della maggioranza parlamentare che ottengono più voti (senza quorum); un modo per la Meloni per ipotecare la legislatura, riducendo i condizionamenti degli alleati.
In ogni caso la politica è tornata in movimento, lo schema bipolare appare in discussione, ritorna essenziale la conquista del “centro”, in considerazione del massiccio astensionismo, con oltre venti milioni di italiani lontani dalle urne.
Continua infine a preoccupare il muro contro muro tra Governo e Magistratura sul disegno di legge Nordio di separazione delle carriere tra PM e giudici togati. Il ministro non perde occasione per contestare l’Associazione Nazionale Magistrati, che gli ha risposto con altrettanta durezza, attribuendogli la responsabilità del “rimpatrio” del generale libico Almasri, colpevole – secondo il Tribunale dell’Aja – dell’eccidio di decine di profughi.
Uno scontro destinato a proseguire sino al probabilissimo referendum popolare, con un avviso di garanzia della Procura di Roma allo stesso Nordio, alla Meloni, a Piantedosi e Mantovano.