L’abbazia di Fruttuaria non fu la prima realtà monastica del Piemonte. Non lontano da essa esisteva, fin dal VII secolo, quella di Lucedio, dove Guglielmo da Volpiano entrò ancora fanciullo per poi diventare monaco cluniacense. Alla Novalesa, fondata nel 726, seguirono Santa Maria di Pulcherada (VIII e IX secolo), San Michele della Chiusa (fine del X secolo) e altri monasteri.
Per non parlare dei monaci dipendenti da Bobbio o da Nonantola e di quelli del Gran San Bernardo, dei canonici regolari di Sant’Agostino, dei monaci ed eremiti eusebiani, ambrosiani e martiniani. Verso la fine del X secolo due nobili di Volpiano, Nitardo e Gotofredo, decisero di fondare un monastero nelle terre di loro proprietà, e di affidarlo a Guglielmo, loro fratello, da un decennio abate dell’abbazia di San Benigno a Digione. La loro scelta cadde su una terra incolta tra due torrenti, il Malone e l’Orco, dove svernavano le greggi provenienti dagli alpeggi; di qui il nome Fructuaria (da fructus, “frutti” del gregge, ossia gli agnelli). Tutt’intorno non erano che boschi: la silva Gerulfia e, al di là dell’Orco, la silva Fullicia. Altrettanto boscosa e scarsamente abitata era la Valda, una formazione morenica che digrada lungo il Malone. Primo abate della nuova abbazia fu Giovanni, nipote di Guglielmo, da tutti considerato homo Dei.
La chiesa abbaziale, dedicata a Santa Maria e ai Santi Benigno e Tiburzio, fu solennemente consacrata nel 1006. Per assicurare l’assoluta indipendenza dei monaci di Fruttuaria da ogni altra autorità, sia ecclesiastica che laica, Guglielmo ottenne una serie di diplomi dagli imperatori Enrico II (1006 e 1014) e Corrado II (1026 e 1027), nonché dal papa Benedetto VIII (1015).
Nel 1019 Ottone Guglielmo, conte di Borgogna, donò all’abbazia di Fruttuaria numerose proprietà. L’atto notarile – riportato nel volume Un monaco per l’Europa: Guglielmo da Volpiano di Stefano Benedetto e Pier Giorgio Debernardi (Ivrea 1990) – recita: “Io conte Ottone, detto Guglielmo, lascio in dono per la salvezza della mia anima, di quella di mia moglie, dei miei figli e figlie e pure dei miei genitori, ciò che a me spetta per diritto di proprietà – sia per successione, sia per donazione, sia per scrittura legale – fra le Alpes Pinninarum, il fiume Padum e il fiume Duriae Bauticae, che scorre presso la città di Euoreia, al monastero detto di Fruttuaria, costruito in onore di Santa Maria Madre di Dio e dei Santi martiri Benigno e Tiburzio, per il mantenimento dei monaci ivi votati al servizio di Dio (ibi Deo militantibus). Dono pertanto a loro ciò che è compreso fra i confini citati: cioè Curtem Orgi, come pure il villaggio che è detto Sanctum Georgium con tutte le proprietà inerenti, così come i villaggi di Caucele, Macuniacum, Cicumnum, Lusiniacum, e Curtem Regis, e la selva denominata Fullicia, e il fiume Orgus con i terreni irrigui e i suoi castelli posti sulle sue sponde, cioè Felectum e Caprarium, e il villaggio Vigilulfum con la selva Gerulfia nella quale si trova il monastero, con tutte le loro pertinenze, e anche i villaggi di Narzetum e Leurosum con i boschi Betolledum, Torfa e Campilulfia con tutto ciò che vi appartiene, e la valle detta di Cliuus con i castelli e le proprietà inerenti, e la metà del villaggio detto Clauaseium con il castello Castaneo ultra Padum con tutto ciò che vi appartiene, e la selva detta Valda con il Castellum Longobardorum, e la selva Vulpiana con tutto ciò che vi appartiene e con il fiume Amalone e i suoi terreni irrigui e con tutto ciò che è incluso in questi confini. Voglio che questa mia donazione sia durevole…”.
Non è difficile intuire l’equivalente in italiano dei nomi latini Padus, Orgus, Amalo, Valda, Euoreia, Clauaseium, Felectum: il Po, l’Orco, il Malone, la Vauda, Ivrea, Chivasso, Feletto. Castellum Longo-bardorum è Lombardore; Caucele è Cuceglio, Cicumnum è Ciconio, Lusiniacum è Lusigliè, Macuniacum è Macugnano, presso Agliè. Curtis Regis è Cortereggio, mentre Curtis Orgi potrebbe indicare “un vasto complesso aziendale sulla sinistra idrografica dell’Orco” (A.A. Settia). Caprarium, nominato tra Felectum e il villaggio Vigilulfum, potrebbe essere un piccolo insediamento nell’area dell’attuale Bosconero. La valle detta di Cliuus è la val di Chy, nella Valchiusella. Castaneum ultra Padum è Castagneto Po. Torfa corrisponde a Tulfo, nel territorio di Brandizzo. Il toponimo Betolledum, come il Roveredum di altri documenti, fa riferimento a una area boschiva. Altri nomi (Narzetum, Leurosum,…) rimangono di difficile identificazione.
Nell’insieme, il documento del conte Ottone Guglielmo offre una traccia della prima espansione di Fruttuaria: a est, lungo il Malone; a nord, lungo l’Orco; a sud, intorno al Po. Nella Vauda si stabilirono infatti il priorato di Lombardore, con la chiesa dedicata a Sant’Agapito, quello di S. Maria Maddalena a Borgallo (attuale Rivarossa) e un altro priorato a Front, anche questo intitolato a S. Maria Maddalena; a settentrione il priorato di Sant’Egidio a Feletto, cui si aggiunsero il monastero di San Tommaso a Busano, poi traferito a Belmonte, e il priorato di Rivarotta, presso Valperga. A mezzogiorno, oltre che in Volpiano, Fruttuaria era presente nel territorio dell’attuale Brandizzo, la cui chiesa parrocchiale deriva da quella di Tulfo. Al di là dell’Orco si stabilirono il priorato di Santa Maria a Cortereggia, tra San Giorgio e Lusigliè, la cella di Santa Maria a Macugnano, presso Agliè, e quella di Santa Maria a Vestignè; ma anche la chiesa di S. Maria dell’Isola a Montanaro appartenne a Fruttuaria. Nel resto dell’attuale Piemonte dall’abbazia di San Benigno dipendevano altri priorati, come quello omonimo di Torino. Così pure nella valle di Aosta: San Martino ad Arnaz, San Lorenzo a Chambave e San Benigno nella stessa città di Aosta.
La storia di questi insediamenti è oggetto di numerose ricerche, che mirano ad appurare le tradizioni locali, confrontandole con i documenti superstiti, a loro volta non sempre sicuri, con l’archeologia e con gli studi storico-artistici. Così scriveva, riguardo ad essi, uno studioso di storia del Canavese: “Nei tempi più lontani del Medioevo, dai primi documenti che si conoscono risulta che il paese faceva parte di una vasta zona (dalle porte di Torino alla Valle dell’Orco) dipendente da un gruppo di famiglie che vivevano in pace fra di loro e con gli altri nobili dell’Alto Canavese. Su questa situazione ebbe certamente grande influenza il monastero di San Benigno… Anche altre famiglie nobili di Volpiano, Rocca, Front, Levone, Cuorgné e Castellamonte erano dotate di spirito di religione e di giustizia, come testimoniano le condizioni sociali del territorio e le donazioni fatte alle chiese e ai conventi […]. Dal monastero maggiore di San Benigno si irradiavano così tutto attorno altri centri minori, di assistenza religiosa e sociale, ai quali provvedevano i benedettini stessi” (Mario Bertotti, Documenti di storia canavesana, Cuorgnè 1979, rist. 2012, p. 372).