(Mario Berardi)

Il sovranismo è stato sconfitto negli Stati Uniti ma mantiene forti radici in Italia. Lo conferma la drammatica crisi sanitaria determinata dal Covid-19: gli ospedali sono allo stremo, mancano medici e infermieri (anche per i pensionamenti della legge gialloverde su quota 100), ma la maggioranza del Parlamento (M5S, Lega e Fratelli d’Italia) continua ad opporsi al prestito a tasso zero del Mes. Sono 37 miliardi per la sanità bloccati da mesi in nome della difesa della “sovranità nazionale”, come se le sofferenze delle persone dovessero passare in secondo piano.

Si obietta che la vendita dei nostri titoli di Stato (Btp Futura) vanno bene (ed è positivo), ma si dimentica l’entità del fabbisogno statale in questa drammatica evenienza; inoltre si trascura l’impossibilità di reggere da soli e, quindi, l’urgenza della solidarietà internazionale (tema subito affrontato da Biden, in alternativa al sovranismo di Trump). Non si sottovaluti poi il ritardo nell’erogazione del Recovery Fund, con alcuni stati “frugali” dell’UE che usano il nostro no al Mes per intralciare i finanziamenti annunciati da Ursula Von der Leyen.

Il premier Conte, che nella prima fase della pandemia era stato approvato da 2 italiani su 3, ora è in forte calo nei sondaggi perché non ha saputo imporsi sul M5S, da cui è stato designato. Fonti del Ministero dell’Economia affermano che il Mes sarà attivato dopo gli Stati generali dei Grillini, previsti per questa settimana; si auspica la sconfitta dell’ala oltranzista guidata da Di Battista e il prevalere di una maggioranza moderata.

Sull’altro fronte, intanto, Berlusconi ha preso le distanze in tv da Salvini-Meloni, ribadendo il profilo europeista dei forzisti e unendosi di fatto a Pd, Italia Viva, Leu, Verdi, Radicali, Azione. Il Governo, con un vertice Conte-Zingaretti-Crimi-Renzi-Speranza, si è dato come obiettivo la scadenza naturale della legislatura nel 2023, dopo la tappa decisiva dell’elezione del nuovo Capo di Stato (febbraio 2022). Ma non basta “galleggiare”, perché la gravità della situazione, sanitaria e socio-economica, richiede scelte rapide e coraggiose, che ridiano fiducia ai cittadini, oggi sconcertati dalla grande confusione.

Tra i problemi “esplosi” c’è il difficilissmo rapporto tra Stato e Regioni, frutto della battaglia politica ma anche del fallimento della riforma costituzionale del titolo V sulle autonomie locali. Ogni Governatore va per conto suo, dando al Paese un grande senso di divisione, trasformando la giusta esigenza di autonomia regionale in un concerto… di sordi. Emblematica la vicenda delle zone rosse: i presidenti di Lombardia e Piemonte si sono opposti al Governo, pur registrando il primato dei contagi e, soprattutto, avendo una drammatica crisi ospedaliera che li ha portati persino a requisire le chiese per ospitare i malati senza letto!

Milano e Torino sono di centro-destra, ma a Napoli, centro-sinistra, non è andata meglio con un Governatore (contro tutti con il “lancia-fiamme”) che ha lasciato precipitare l’assistenza ospedaliera in condizioni non degne della persona sofferente. Anche il ministro Speranza ha dato un piccolo contributo alla confusione, nominando commissario alla Regione Calabria un suo amico di partito, addirittura contrario all’uso delle mascherine.

La lotta alla pandemia richiederà ancora mesi ed è auspicabile che prevalga una sana collaborazione tra Stato e Regioni, come avviene nel Veneto di Zaia e nell’Emilia-Romagna di Bonaccini. Anche perché all’orizzonte si profila una buona notizia, che esige grande unità: l’Unione Europea, dai primi mesi del 2021, assegnerà ai 27 Stati 300 milioni di vaccini, acquistati dal colosso americano-tedesco che è in avanzata fase di produzione.

Quando sarà disponibile la nostra quota, cosa faremo in Italia? litigheremo come oggi per la suddivisione tra Roma e le venti Regioni, o prevarrà un criterio di responsabilità, con una doverosa priorità alle persone e alle situazioni più esposte? Si riaprirà la guerra giovani-anziani, nord contro sud, regioni di destra contro regioni di sinistra?

Il premier Conte dovrà smettere i panni del professore e avere il coraggio di scelte impopolari: e a quel punto l’opposizione, come dice Berlusconi, non potrà dire sempre no.

Il Paese è più importante della sorte dei suoi partiti e merita unità, collaborazione, solidarietà.