Quando si pensa a un momento di pace, di fronte alle tante brutture cui ci costringe la quotidianità, ecco che ci viene in soccorso il cinema: “La canzone della terra” ha proprio la caratteristica di riportarci all’interno del nostro mondo, nella dimensione più alta della natura.

La voce che si sente fuori campo è quella della regista Margreth Olin, di origine norvegese. Olin con il suo lavoro ha vinto numerosi premi in patria e all’estero.

In Norvegia si può camminare dall’inverno alla primavera e oltre… il paesaggio muta con il cambiamento delle stagioni e si vede una natura ancora intatta. Margreth lavora lontano e ha deciso di tornare a casa per far visita ai suoi genitori anziani: è una cosa che non dice a nessuno, ma teme a volte di non ritrovarli vivi. Jørgen ha 85 anni e Magnhild 76, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia qualche tempo fa hanno trascorso un periodo difficile.

Così la regista inizia a filmare seguendo suo padre che cammina e percorre in modo esperto quelle lande con paesaggi mozzafiato verso l’ovest della Norvegia. I ghiacciai si stanno ritirando a causa dei cambiamenti climatici e il lento passo del padre di Margreth si ferma titubante, quasi timoroso: questa è la terra dove è cresciuto.

Secondo la rivista cinematografica britannica Screen Daily si tratta di un film sull’arte dello sguardo… e “dell’ascolto”, aggiungerei. Per la produzione sono intervenuti niente meno che Liv Ulmann e Wim Wenders, rimasti incantati dalla poesia e dalla potenza delle immagini.

Lungo la valle dell’Oldeladen (fiordi del Nord) esiste una legge denominata “Friluftsloven”, e cioè “il diritto a vagare”, una prerogativa che sembra nata in nome della libertà. Il 22 aprile è stata la giornata della Terra, e non c’è film più indicato: come hanno sostenuto diversi critici cinematografici, sarebbe un peccato non vederlo al cinema.

LA CANZONE DELLA TERRA
di Margreth Olin
paese: Norvegia, 2023
genere: documentario
interpreti: Jørgen Mykløen, Magnhild Kongsjord Mykløen, Margreth Olin
durata: 1 ora e 30 minuti
giudizio: bello
a dibattiti