(Fabrizio Dassano)

“Se ne è andata, l’hanno cominciata a smontare un mattino presto, albeggiava e poi hanno continuato a farlo per due giorni, malgrado la pioggia”. Questa è la drammatica testimonianza di un pensionato eporediese che assisteva affranto e inumidito alla scena. Ivrea ha perso la sua piccola illusione di “Prater” viennese.

Secondo fonti di palazzo lo smontaggio della panoramica prima delle feste del Natale sarebbe stato effettuato per non intralciare il traffico aereo sul cielo d’Ivrea, che sarà presto occupato dal via vai della slitta volante di Babbo Natale intenta a consegnare i doni solo ai cittadini buoni. Gli altri saranno bersagliati da pietrame di fiume. Eh si, perché l’unica cosa concreta approvata alla Conferenza sul clima di Glasgow è stato il divieto a Babbo Natale di usare il carbone per i bambini e i cittadini cattivi. Siccome Babbo Natale ha fatto due conti e portare un sostituto come il carbone di zucchero gli costava ancora di più, allora ha deciso di regalare delle pietre di fiume: pesanti quanto eloquenti.

Si è intanto appreso che il nuovo ospedale di Ivrea non arriverà sulla slitta di Babbo Natale. Fonti bene informate hanno detto che non ci sta sopra, è troppo grosso. Altri più cattivi insinuano che non ci può stare perché la slitta è già piena di pietre di fiume per i sindaci che non trovano l’accordo. Ho accompagnato più volte mia madre all’ospedale di Chivasso e nelle lunghe attese nei corridoi è piacevole chiacchierare con simpatici eporediesi in migrazione sanitaria.

La città però è illuminata da tempo, segno di vitalità: insomma, Natale riparte e poi parte. Tutta quella “way of life” che simpaticamente elettrizza questo prossimo periodo festaiolo, ha però un ombra. Gli Unni sono alla porte, qui dietro le Alpi: Austria e Germania viaggiano spedite verso il lockdown (del contagio in Svizzera il giornalismo italiano non sa e non dice nulla: forse pensano alla secolare neutralità del virus elvetico?) e viene spontaneo domandarsi se reggerà questa volta la linea del Piave… Il Friuli Venezia Giulia non è messo bene, come non lo è l’Alto Adige italiano (o Sud Tirolo austriaco). Come dire, se Trento non ride, Trieste quasi piange: dalla Slovenia, ex territorio dell’impero austro-ungarico, le notizie non sono consolanti.

Da noi e non solo, per di più, paiono già mancare le materie prime nelle industrie manifatturiere e per alcune aziende si prospetta un Natale di cassa integrazione. Avete notato anche voi che nei supermarket i panettoni sono rimpiccioliti? Insomma per Natale non resta che farci “tanti auguri”!