(Filippo Ciantia)

Milano è proprio speciale. La sua chiesa ha una sua propria liturgia, legata al grande santo Ambrogio. Così, la Giornata Missionaria Mondiale si è celebrata una settimana dopo rispetto al rito romano.

Nella veglia missionaria diocesana di sabato in Duomo (secondo i milanesi – detti “bauscia” – l’unico al mondo costruito interamente con marmo), l’arcivescovo monsignor Mario Delpini ha consegnato il “mandato” missionario (una croce benedetta) a sacerdoti, religiose e famiglie in partenza per diocesi lontane. Nella stessa serata sono stati accolti alcuni sacerdoti missionari provenienti da quelle che una volta erano le terre di missione: il seme dei primi missionari ha dato frutto ed ora da lontano riceviamo testimoni e pastori.

Tra i partenti, il caro padre comboniano Maurizio Balducci, che, dopo una prima “missione” in Uganda e un periodo di “animazione missionaria” per i giovani in Italia, ritorna nell’amata terra dei martiri, dove nasce il Nilo. Con lui partirà parte del nostro cuore, che ha imparato ad amare quelle genti nobili e belle, che hanno accolto la mia famiglia per quasi metà della mia, non breve, vita.

La chiesa ambrosiana è molto legata ai seguaci di San Daniele Comboni. A Venegono Superiore aveva sede nel passato un affollatissimo seminario, simbolo per me di vita donata ai più poveri. Nella diocesi sbocciarono tante vocazioni.

Nel lontano giugno 1926 nella Darsena di Milano, l’allora arcivescovo Eugenio Tosi benediva un battello mosso da due motori, con una capienza di 12 persone e 16 tonnellate di merci. Il natante “Pio XI”, costruito a Mestre, fu portato a Milano perché i benefattori potessero ammirarlo. Sul battello c’era un piccolo altare con una pala di bronzo raffigurante la Madonnina del Duomo, simbolo di Milano e protettrice di tutti gli ambrosiani. Così la “Madunina” per tanti anni ha accompagnato i comboniani e il Signore lungo il Nilo del Sudan.

Padre Maurizio non avrà a disposizione un battello, ma riprenderà a visitare la sua gente in sella alla sua fedele bicicletta, con la gioia di sentirsi “parte di loro” e “a casa”. Certamente porterà sul petto la croce ricevuta ieri, segno della nostra affezione e amicizia.

“Ogni terra, ogni vita, tutta la storia, anche la desolazione presente, è piena della Gloria di Dio” (Mons. Delpini)