(Filippo Ciantia)

La grandezza di una civiltà si misura dal livello di cura per i più deboli e i più fragili. Per questo, con gravi sacrifici, la maggioranza delle persone si ferma, per permettere di far fronte ai tantissimi malati, che affollano e affolleranno i nostri ospedali.

Ne ho viste di epidemie! Il morbillo che sterminava i bambini, meningiti, Ebola, rabbia, colera. Per non parlare della guerra. In tutte, però vivevo da protagonista, diretto o indiretto, nel tentativo di far fronte alla diffusione della malattia e nel curare i malati. Questa volta, no. Devo stare a casa: oltre i 65 anni anche i medici difficilmente vengono accettati a stare in prima linea. Lì ci sta ancora mia moglie Luciana, nell’ospedaletto non ancora raggiunto dal virus.

Nel frattempo, ho riflettuto sul fatto che filiali bancarie ed edicole, da anni vittime della rivoluzione digitale, ritornano ad avere un ruolo sociale essenziale nella vita delle nostre comunità. Là ho scoperto che nel mio paese ci sono ben tre edicole dove trovare i giornali e i libri per queste giornate solitarie. Nella breve passeggiata tra casa e chiesa, per un’orazione, passo a salutare Andrea, l’edicolante munito di mascherina e a distanza di sicurezza.

Ma, soprattutto, ho scoperto con altrettanta soddisfazione che un altro tipo di edicole che sono sempre state aperte e anche in questo periodo di quarantena, sacrifici e paura. Sono sei e ben distribuite in tutto il mio paese. Ci sono due edicole dedicate alla Vergine: una è la Maria Addolorata cui mia mamma era particolarmente devota. E il crocifisso, sulla strada per andare al Pianbosco, che mio papà salutava la mattina presto quando andava a caccia, tanti anni fa. Poi quella dedicata all’Angelo custode di Gesù e ben due a San Rocco protettore del popolo nelle epidemie. Infine l’edicola di San Carlo Borromeo, il cardinale della peste di Milano della fine del ‘500, citata dal Manzoni, prima di raccontare la peste del 1630. Anche allora giubileo e funzioni religiose furono vietati per evitare il contagio.

Edicole sempre aperte a ricordarci che ovunque e in qualunque circostanza Dio ci ama e ci protegge, attraverso i suoi Santi. Anche oggi.

“La speranza non è sicuramente la stessa cosa dell’ottimismo. La speranza non è la convinzione che qualcosa possa riuscire bene ma la certezza che qualcosa abbia senso, indipendentemente dalla sua riuscita” (Vàclav Havel).