Esprimiamo compassione e solidarietà a chi ha sofferto e subito danni per l’alluvione in Emilia Romagna. Solidarietà e affetto anche ai colleghi dei giornali diocesani di quella regione, che ci hanno promesso per la prossima settimana qualche riga di testimonianza dell’esperienza vissuta.

Si dibatte molto sulle cause di questi fenomeni meteo (e sui cambiamenti climatici in generale) così violenti e improvvisi, annunciati dall’allerta delle autorità competenti. Si dibatte molto su quanto veniva fatto “una volta” e non si fa più oggi per proteggere e mettere in sicurezza i nostri territori, noi stessi, i nostri beni. Resta ancora sotto traccia il dibattito sul futuro che ci attende riguardo agli eventi atmosferici avversi, di forte intensità e calamitosi.

Ci stiamo tropicalizzando! Che in altre parole vuol dire che sarà sempre più frequente – ahimè – trovarci con i piedi a mollo. Così come è “abituato” chi vive – appunto – nelle zone tropicali, dove gli eventi violenti, magari brevi, si manifestano con intensità e frequenza, si registrano sfasamenti stagionali, siccità e caldo torrido, un rapido passaggio dal sole al maltempo, sbalzi termici significativi. Basterebbe essere più informati su quanto accade nel mondo per saperlo e per immaginare l’effetto e le conseguenze qui.

D’altra parte parlando di Emilia Romagna “in 36 ore è caduta la metà delle precipitazioni di un anno”, ha riferito il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci, che ha parlato della “tropicalizzazione dell’Italia”. Di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre una risposta diversa dello Stato e dei diversi livelli locali di responsabilità amministrativa; raccolta dell’acqua, manutenzione, risparmio, riciclaggio; opere infrastrutturali, invasi, scolmatori e bacini.

Tutto questo, e anche il di più che si spera verrà fatto, nella consapevolezza che ci stiamo tropicalizzando, limiterà certamente i danni, ma non garantirà il “rischio zero” che non è raggiunto neppure da quei Paesi in fascia tropicale (tra il tropico del Cancro e quello del Capricorno) che sovente sono a mollo e registrano danni, nonostante gli investimenti statali e personali, abituati a cicloni, tornado, tempeste, uragani. Il protagonista dell’evento drammatico in Romagna, spiegano gli esperti, è stato un ciclone mediterraneo.

È la prima volta che si parla di ciclone sul nostro Paese? Il “cambiamento di epoca” di cui tanto si racconta, passa anche da qui, dal fare i conti con la tropicalizzazione del nostro Paese, dalla ri-presa di coscienza che della natura l’Uomo è custode e non padrone.