Nella foto: Il Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita a Chivasso nel 2005

Il 2 aprile 2005, venti anni fa ieri, il mondo si fermava per la scomparsa di Papa Giovanni Paolo II, oggi Santo, che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Chiesa e della società. Il suo pontificato, lungo quasi 27 anni (dal 16 ottobre 1978), è stato segnato da un messaggio costante di speranza, fede e impegno per la dignità umana.

Papa Francesco ha indetto e dedicato l’Anno Santo 2025 alla Speranza; molto egli ha detto e fatto in un contesto internazionale, politico-economico-sociale-ecclesiale, difficilissimo. Ieri e l’oggi si incontrano, si confrontano, portano frutti. Giovanni Paolo II si è pure trovato in momenti storici complessi, ha ripetutamente affermato che ogni persona è creata a immagine di Dio e ha una dignità inviolabile, ha saputo infondere speranza.

Il suo impegno per i diritti umani e la libertà religiosa ha ispirato milioni di persone, dimostrando che il cambiamento è possibile anche nei contesti più oppressivi. Il suo celebre invito “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!” è un messaggio senza tempo che invita al coraggio, a gettarsi nelle braccia della Provvidenza e affrontare le difficoltà con fede e determinazione.

Con l’istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù, Giovanni Paolo II ha dato voce e spazio ai giovani, invitandoli a essere protagonisti del cambiamento. Il suo insegnamento suggerisce che il futuro si costruisce con entusiasmo, speranza e valori saldi. Ha incontrato il suo attentatore, Mehmet Ali Agca, nel 1983: quel gesto di perdono ha mostrato al mondo che la riconciliazione è sempre possibile, anche nelle situazioni più drammatiche.

Durante le tragedie del XX secolo – dalle dittature alla Guerra Fredda – il Santo Papa ha mostrato come la fede è luce nelle tenebre, e negli ultimi anni della sua vita, segnati dalla malattia, ha testimoniato con il suo stesso corpo il valore della sofferenza accolta con dignità: un messaggio di speranza per chiunque affronti prove difficili.

A vent’anni dalla sua scomparsa gli si riconosce di essere stato un faro di speranza in un contesto di cambiamenti e incertezze, e nel cambiamento d’epoca attuale le sue parole risuonano ancora come un invito a non perdere la speranza e a costruire un futuro di pace e solidarietà, come anche l’Anno Santo 2025 ci sprona a fare.