Due novità di rilievo nell’agitata politica italiana: il M5S, con Grillo e Conte, ha definitivamente rifiutato il “campo largo” della Schlein; la Lega anti-Meloni ha proposto il rimpasto di governo.

Campo largo.

La nuova segretaria del Pd incontra lo stesso insuccesso del suo predecessore Enrico Letta: il fondatore del M5S ha negato i presupposti di un’intesa organica con i Dem; sulla linea Grillo il capo politico Giuseppe Conte ha proposto per il Movimento una “terza via”, tra destra e sinistra, dalla politica per i migranti alla guerra Russia-Ucraina; e sul tema dei diritti mantiene un basso profilo, lasciando il palcoscenico all’on. Appendino.

Chiaramente i pentastellati puntano al “sorpasso” del Pd nelle prossime europee, con una vistosa sterzata verso il centro, dilaniato dalla guerra intestina tra Calenda e Renzi. Il Movimento, peraltro, ha avuto in questi anni un percorso ondivago, dalla protesta al Governo con Salvini (l’anti-immigrati) sino alle intese “provvisorie” con il Pd e Draghi (abbandonato infine con Berlusconi e lo stesso Salvini).

La scelta grillina isola la linea radicale di sinistra della Schlein, che si ritrova senza proposta politica di governo, mentre cresce la contestazione interna dell’area riformista di Bonaccini. Nuove difficoltà si profilano inoltre per le prossime regionali, a cominciare dal Piemonte, mentre emerge la spinta dei centristi (Calenda e Renzi) per un accordo con il Governatore Cirio. Il Pd, che si è allontanato dai filoni culturali che hanno espresso due grandi Presidenti come Napolitano e Mattarella, si trova ora nell’urgenza di ridefinire una strategia: le tesi radicali dei diritti e le scelte ambientaliste non sono sufficienti, con sondaggi impietosi che danno alla Schlein gli stessi voti di Letta.

 

Rimpasto.

La crisi permanente del centro-sinistra determina una linea paradossale nel destra-centro: la crescente contrapposizione della Lega al Governo Meloni, con una ricerca quotidiana della polemica. Il capogruppo del Carroccio alla Camera, Molinari, a un anno dalla nascita dell’esecutivo, ha avanzato l’ipotesi del rimpasto; come dire: non siamo soddisfatti!

Contestualmente Salvini e il vice-segretario Crippa hanno aperto una dura polemica con la Germania sui migranti, nel momento in cui la premier, con Macron, cerca una nuova intesa europea, consapevole che l’Italia, da sola, non va da nessuna parte. L’attacco a Berlino è apertamente strumentale, con un paragone odioso con le occupazioni naziste: la Germania finanzia una ONG che salva vite in mare, un dovere secondo il diritto internazionale (e la coscienza civile).

La Lega punta a un ridimensionamento elettorale di FdI, ma questa ostilità rallenta il già difficile percorso dell’Esecutivo, con una situazione finanziaria bloccata, con un ministro del Tesoro, il leghista Giorgetti, diviso tra la fedeltà al presidente del Consiglio e la lealtà al leader del partito; sul Mes il suo silenzio “pilatesco” rischia di costare caro alle finanze statali, perché rende complicato il negoziato sul patto di stabilità e sui fondi europei (PNRR).

Il Carroccio insiste poi sulla legge Calderoli di riforma delle autonomie regionali, anche se il suo costo altissimo per l’Erario rende problematico il cammino; come ritorsione blocca di fatto la proposta del “premierato elettivo” e la stessa riforma della Giustizia del ministro Nordio.

A un anno dal voto, mentre continua la diaspora nel centro-sinistra, il destra-centro, compatto alle urne, palesa tutte le sue rivalità interne nel Governo del Paese, con il prevalere delle singole identità. C’è poi l’incertezza sulla sorte di Forza Italia, dopo la scomparsa di Berlusconi, nonostante l’impegno di Tajani per un profilo “liberale ed europeista”.

Sia la Meloni sia Salvini tentano di “mangiarselo”: la premier ha varato la riforma degli extra-profitti bancari senza sentire il suo vice, il leader del Carroccio spinge per “arruolamenti” forzisti sul territorio; ma l’eventuale caduta di Forza Italia sotto il tetto del 4% lascerebbe il campo a due formazioni di destra, in aperto conflitto. E la governabilità?

Resta un dato di fatto: il modello destra-sinistra non sembra reggere in un panorama politico così frammentato e tanto disattento ai reali problemi degli Italiani.