“Sei matto? Per vedere il mondo come va non c’è bisogno degli occhi: guardalo con gli orecchi”: cosi faceva dire Shakespeare al suo Re Lear, impegnato in un dialogo con un cieco (il Conte di Gloucester). Ed è proprio ciò che fanno i volontari dei Centri di Ascolto della Caritas diocesana, impegnati negli uffici dell’organizzazione a ricevere ed ascoltare quanti si trovino in difficoltà e in cerca di sostegno.
Il colloquio con il Centro di Ascolto rappresenta il primo passo, necessario per essere accreditati come assistiti (se in possesso dei requisiti, cioè con ISEE aggiornato e documenti in regola) e maturare il diritto di accedere agli aiuti previsti per chi è in difficoltà: la distribuzione di alimenti (raccolti da supermercati e Banco Alimentare) e di vestiario (indumenti in buono stato, conferiti in prevalenza da privati raccolti e suddivisi con ordine), fino a contributi economici per fare fronte alle bollette energetiche e a piccole spese impreviste. Il bacino di utenza è importante: stiamo parlando di 350 famiglie per oltre 1.300 persone (48% italiani, 52% stranieri, da Europa e Maghreb).

“Ma c’è di più – precisa Emiliano Ricci – direttore Caritas diocesana -: si tratta di casi particolarmente delicati che richiedono spesso l’intervento in affiancamento ai nostri operatori da parte degli Assistenti sociali”. Tra le nuove povertà quelle più drammatiche sono i cosiddetti casi di “Emergenza Abitativa”: dai “senza fissa dimora”, alle donne con bambini vittime di violenza familiare o abbandonate in stato di gravidanza, fino a famiglie disagiate con bambini e prive di un tetto.
Anche su questo fronte la Caritas è attiva da decenni: lo è storicamente con il dormitorio che può ospitare fino a 7 uomini senza fissa dimora, ai quali viene offerto per un massimo di 20 giorni (allo scopo di favorire il ricambio) un posto letto, servizi con doccia, cena e colazione (per il pranzo gli ospiti possono usufruire della Mensa di Fraternità).

Da qualche anno sono state predisposte ulteriori soluzioni per fronteggiare “l’Emergenza Abitativa Temporanea”.
Agli uomini viene offerta ospitalità, per un massimo di 6 mesi, mediante una struttura con 3 camerette a 2-2-3 letti, 2 servizi con doccia e due cucine in comune.
In altra sede, alle donne con bambini sono invece destinate -sempre per un periodo massimo di 6 mesi – 2 camere da letto individuali in grado di ospitare altrettante mamme con 2 bambini ciascuna, più una cucina in comune attrezzata con doppio piano cottura e doppio lavello; inoltre, soggiorno e bagno in comune.
Pensato per una famiglia, è infine il mini appartamento (se ne prevede un secondo a medio termine) che può ospitare una coppia con 2 o 3 bambini.
Per l’ospitalità secondo la formula “Emergenza Abitativa Temporanea” è richiesto a ciascun adulto un contributo di 50 euro al mese, da versare alla Caritas, per il recupero parziale dei costi energetici. Gli ospiti, inoltre, possono accedere agli aiuti – alimentari e/o di vestiario – secondo necessità.

“Una voce che chiede aiuto non può vederci indifferenti – conclude Ricci -: e i nostri volontari sono pronti ad ascoltare tutti per cercare soluzioni che possano restituire, per quanto possibile, serenità e dignità a chi è nel bisogno”. E’ proprio il caso di dire che il vecchio William “vedeva” decisamente lontano.

a.g.