(Fabrizio Dassano)

Questa mattina mi sono svegliato – o bella ciao – e… piano piano ho alzato le tapparelle. Lo sguardo spaziava tra i condomini semi addormentati, qualche tricolore e qualche disegno dei bambini, simboli di avamposti nei balconi dove si cerca di andare avanti. Sulla strada, nei pressi dei bidoni gialli e arancio dell’immondizia, mi colpisce una indefinita macchia bianca che non riesco a identificare.

Mi sveglio meglio lavandomi la faccia e con un caffè. Osservo di nuovo il punto bianco, ma non capisco cosa possa essere. Non si muove, quindi non è un cane. Anzi è perfettamente immobile. Un gatto? No, è troppo grosso. Decido di cercarmi qualche scusa per verificare.

Scendo le scale per andare a vedere se è arrivata per posta la solita missiva settimanale del mio ex vicino in esilio in campagna. Niente! Chissà cosa gli sarà successo? Avrà finito la carta da lettera e i francobolli?

Confesso che sono anche un po’ preoccupato. Eppure non dovrebbe essersi ammalato, così isolato come è. A meno che abbia esagerato con le uova delle sue nuove galline ovaiole.
Cerco di pensare positivo: probabilmente si è stancato di scrivermi per raccontarmi le sue nuove esperienze o forse non ha più nulla da dire. Forse si è semplicemente dimenticato. Nella buca delle lettere trovo invece una busta con le mascherine che mi ha recapitato l’Amministrazione comunale.

Apro il portone e mentre porto l’immondizia mi avvicino sempre di più all’oggetto bianco e mi trovo un gabinetto di porcellana, depositato davanti ai cassonetti. È molto presto e l’immagine è curiosa, quasi surreale, il quartiere è deserto e silenziosissimo: chi può aver lasciato un gabinetto in strada? e perché? Non trovo la risposta. Forse perché non serviva più, ma quindi questi avevano due water e ne hanno eliminato uno? Forse è lì perché essendo pesante non sono riusciti ad alzarlo e buttarlo nel cassonetto dell’indifferenziato?

Sembra un monumento inclinato: ha un dente appoggiato sull’asfalto, perché è rimasto un tassello in uno dei fori di fissaggio. Non avevo mai visto un gabinetto bianco sulla strada in città. Mi sembra che così bianco sulla strada scura abbia un contrasto artisticamente molto interessante: è sicuramente un caso di arte concettuale proprio qui a Ivrea!

Questa corrente artistica era nata il 10 aprile 1917, giorno dell’apertura, a New York, della mostra curata dalla Society of Indipendent Artist nelle sale del Grand Central Palace sulla Lexington Avenue. Quel giorno doveva essere presentata la “Fontana” che Duchamp, membro della stessa società organizzatrice, aveva inviato al comitato direttivo sotto false generalità; un orinatoio di porcellana bianca, firmato R. Mutt, che non verrà esposto – perché reputato poco consono – e che in seguito andrà perso, ma che comunque diventerà l’opera capace di cambiare radicalmente la storia dell’arte.

Ai tempi del coronavirus ormai ci siamo abituati a tutto e di più. Magari domattina troverò anche il piatto doccia nel prato?