(g.f.) – Giovedì 5 gennaio si sono tenute le esequie di Eliana Avenatti, per tutti, Tunieta, quando le si parlava in dialetto o Antonietta quando le si rivolgeva in italiano, storica priora della Chiesa del Carmine in Feletto Canavese.

Una vita, la sua, spesa tra i doveri e la preghiera: lavoro al cotonificio Vallesusa di Rivarolo Canavese, la casa e la famiglia, la campagna e molto tempo dedicato alla Chiesa e alla Parrocchia; sempre nelle retrovie, mai in mostra; con umiltà e abnegazione ha lavorato e servito “nella vigna del Signore”.

 

Ma è la chiesa della Madonna del Carmine a cui lei, priora dal lontano 1957, ha dedicato tutte le cure e, si può dire senza retorica, tutto l’amore possibile.

Non passava giorno senza che aprisse il pesante portone di legno per andare a fare una visita alla sua Madonnina: un fiore da portare, la candela sempre accesa, i banchi da spolverare, i piccioni, malandrini, che si infilavano dal campanile, i pizzi per gli altari e gli Abitini del Carmelo, e poi, nelle giornate afose, la campana da suonare quando si avvicinava un temporale.

Sempre con rispetto e semplicità, vivace ed indaffarata.

Solo alla festa di luglio la si vedeva seduta davanti, in prima fila, rapita ed incantata di fronte alla statua della Vergine, addobbata per l’occasione anche con i monili d’oro, omaggio e testimonianza della fede popolare, mentre i canti dedicati alla Madonna si mescolavano al rumore gentile dei ventagli sventolati dalle donne in quei giorni di canicola estiva.

Cara Tunieta, ci piace pensarti, diretta e schietta come era nella tua indole, mentre varchi un altro portone e, come ha detto Don Stefano Teisa nell’omelia dettata al tuo funerale, mentre porti ceste di opere per l’Aldilà, gradite al Signore perché compiute in silenzio, in umiltà, al servizio della Chiesa”.

Grazie cara Antonietta da tutta la comunità felettese e, se puoi, suona ancora per noi la campana del temporale così che, i suoi rintocchi, siano sentinella e monito per noi, spesso sordi e indifferenti.