Ricordo il senso immediato di sgomento e poi di rimpianto alla notizia della morte di padre Raffaele di Bari, il 1° ottobre di 22 anni fa. Turbamento per la morte violenta di un amico. Rimpianto per un incontro sfumato.

Quattro giorni prima del tragico incidente, Raffaele mi chiamò alla radio call chiedendo di fermarmi nella sua parrocchia di Pajule, durante il mio viaggio da Kitgum verso Kampala: c’era posta urgente da consegnare e nessuno osava avventurarsi sulle strade rese pericolose dalla guerriglia. Purtroppo durante il tragitto mi addormentai e l’autista proseguì, ben oltre Pajule. Quando mi risvegliai, capii che non potevo tornare indietro, coi ribelli padroni della savana. Raffaele si era dispiaciuto, ma ero certo che, quando ci saremmo rivisti, la cosa sarebbe finita con una risata delle sue.

Su quella stessa strada, mentre si recava a celebrare la Messa a bordo del suo pick up, all’alba della domenica, Raffaele viene ucciso da colpi di fucile in una imboscata. Ha dato tutta la sua vita; ha versato il sangue e offerto il suo corpo, come Gesù.

È stato poi bruciato dagli assassini, perché tutto fosse consumato come sacrificio per il popolo.

Amatissimo dalla gente, per la sua bontà e carità era soprannominato “Loribamoi”, cioè “colui che crea comunione”. I suoi confratelli lo chiamavano invece “Don Chisciotte”, per i tantissimi mulini che aveva costruito per aiutare famiglie e comunità a macinare a buon prezzo i propri cereali.

La sua familiarità con Dio è testimoniata da una preghiera da lui composta, in cui il Signore risponde al Padre Nostro recitato in ogni Messa, in tutto il mondo.

“Figlio mio, che sei su questa terra, preoccupato, triste e tentato, ti chiamo per nome, ti conosco e ti amo. Non avere paura, non sarai mai solo, ti sarò sempre accanto, insieme spargeremo il seme della vita che ti dono in eredità. Desidero solo che tu faccia la mia volontà.
Non preoccuparti: ti darò cibo per ogni giorno
da dividere col tuo prossimo più povero, in solidarietà.
Sappi che ti perdono ogni peccato anche prima che tu pecchi;
ti chiedo solo di perdonare tutti quelli che ti offendono.
Per non soccombere alla tentazione,
afferra la mia mano con forza e fiducia.
Ti libererò dal male, figlio mio, a me tanto caro”.

Raffaele, con gli angeli custodi, nell’oscurità della terza guerra mondiale a pezzi, proteggici e facci costruttori di pace e comunità.