(Graziella Cortese)
È sicuramente molto difficile, si tratta di un periodo con problemi complessi e mai affrontati: il nuovo Dpcm del 24 ottobre ha levigato, tagliato, compresso, per cercare di arginare la diffusione del contagio da coronavirus. E ancora una volta il settore della cultura, con la chiusura di cinema e teatri, è stato fortemente penalizzato: le proteste si sono sollevate vigorose, fino alla firma di un appello da parte degli assessori alla cultura di Genova e altre grandi città per richiedere la riapertura delle sale; luoghi, peraltro, dove le normative di sicurezza vengono solitamente rispettate in modo corretto. A questo proposito il maestro Riccardo Muti dalle pagine del Corriere della Sera, ha ammonito: “L’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo”.
Se riprendiamo il percorso all’interno della videoteca della nostra memoria, possiamo incappare nel film di Zemeckis e incontrare il celebre personaggio di Forrest Gump. Un uomo semplice che, arrivato dall’Alabama, ripercorre trent’anni di storia americana diventando protagonista involontario di eventi importanti e cominciando a correre, correre senza fermarsi mai.
La storia inizia alla fermata dell’autobus, mentre il quarantenne Forrest ripensa alla sua infanzia: è cresciuto con la madre che lo ha sempre aiutato, egli ha un quoziente intellettivo inferiore alla media e un difetto nella postura (problema che lo ha costretto a indossare delle protesi ortopediche).
Nonostante i problemi si rivela una persona particolarmente sensibile e in grado di adattarsi a differenti situazioni.
Inoltre Forrest vive costantemente con il pensiero rivolto a Jenny, la compagna d’infanzia di cui è innamorato da sempre: ella conduce però un’esistenza borderline, tra droga e prostituzione…
Una piuma bianca leggera vola via dalla panchina per ricordarci che cosa? Di resistere, certamente, e di osservare il mondo con occhi diversi per superare le difficoltà.