(Doriano Felletti)

“Uno degli spettacoli più impressionanti che l’industria abbia mai offerto” (Le Corbusier, Vers une architecture, G. Crès et Cie, Paris 1924). Così scriveva il grande architetto contemporaneo Le Corbusier riferendosi allo stabilimento industriale torinese del Lingotto. L’omaggio era rivolto ad un grande progettista, pioniere nell’uso del cemento armato in Italia e di origini valchiusellesi: Giacomo Mattè Trucco.

Nacque in Francia, a Trévy, il 30 gennaio 1869, secondogenito di Giacomo, impresario edile, e di Carolina Tocco. Il padre, originario di Inverso, allora frazione di Drusacco, fu uno dei tanti emigranti partiti dalla Valchiusella nella seconda metà del XIX secolo, recatosi in Francia per lavorare nei cantieri stradali. Il cognome Mattè era fra i più antichi della valle, presente già a partire dal XIV secolo nella zona di Inverso e di Traversella, singolo o composto insieme a Alèina, Cassietto, Munia e Trucco.

Al rientro in Italia, la famiglia si stabilì prima ad Ozegna e, in seguito, a Torino. Dopo aver frequentato l’Istituto tecnico, il 18 luglio 1890 conseguì la licenza in Scienze fisico-matematiche presso l’Università di Torino. Sostenne poi gli esami complementari per accedere alla Regia Scuola Superiore di Ingegneria di Torino (l’attuale Politecnico), dove si laureò in Ingegneria industriale nel 1893.

Dopo la laurea fu assunto dalla O.M.M.A. (Officine meccaniche Michele Ansaldi), azienda costruttrice di macchine utensili nata nel 1884. Lo stabilimento si trovava a Torino, in Corso Vercelli angolo Corso Vigevano e fu rimodernato a partire dal 1899 su progetto di Pietro Fenoglio; questo stabilimento, in seguito acquisito dalla FIAT, divenne famoso con l’appellativo di Officine Grandi Motori. Dal 1897 risultava anche titolare di uno studio professionale di progettazione architettonica per civili abitazioni a Torino, in Piazza Venezia, n. 3.

Nel marzo del 1905, su pressioni della Banca Commerciale Italiana, venne siglato un accordo tra Michele Ansaldi e Giovanni Agnelli; tale accordo diede vita alla Fiat-Ansaldi, società costituita con un capitale sociale di 850.000 lire e destinata alla produzione di vetture leggere a quattro cilindri. Ma il sodalizio ebbe vita breve: fin dai primi mesi sorsero dissidi e dissapori tra le parti e, nel gennaio del 1906, Michele Ansaldi, che ricopriva la carica di consigliere delegato dell’omonima società, si dimise cedendo la sua quota alla FIAT che incorporò le Officine Meccaniche Ansaldi. Mattè Trucco continuò la sua collaborazione con la FIAT e mantenne la doppia attività di progettista edile, allargandosi al campo industriale, e di dirigente d’azienda: tra il 1907 e il 1913 fu direttore delle fonderie delle Officine Grandi Motori, nel 1914 divenne direttore delle officine meccaniche e fonderie. Nello stesso anno lasciò la Fiat e aprì un ufficio privato di progettazione con sede a Torino in corso G. Sommeiller 9 bis.

Successivamente si trasferì al n. 6 di via Lungo Po (oggi Lungo Po Diaz), dove operò sino alla fine degli anni Venti. I suoi progetti furono fortemente influenzati dall’introduzione del calcestruzzo armato, materiale brevettato da François Hennebique e importato in Italia dall’omonima società di Giovanni Antonio Porcheddu.

A Torino furono moltissimi i progetti a cui lavorò. Nel 1905 progettò l’edificio lungo la Via Generale Luigi Damiano, facente parte del complesso della O.M.M.A.. Tra il 1905 e il 1906 progettò le Officine carrozzerie industriali, sull’area delle vie Madama Cristina, Cellini, Giotto e Canova, in seguito stabilimento Microtecnica. Nel 1911 progettò quella che fu definita la «basilica», lungo via Pinerolo e sempre facente parte del complesso delle Officine Grandi Motori. Ma l’opera più importante fu lo stabilimento della Fiat Lingotto, realizzato fra il 1915 e il 1922 e poi fra il 1924 e il 1926, che ebbe un forte impatto nel mondo dell’architettura e negli ambienti futuristi. L’edificio fu progettato su una grande area nella parte sud della città, parallela allo smistamento ferroviario. L’edificio, lungo 507 metri, era formato da quattro blocchi modulari multipiano in cui si trovavano l’officina di produzione, di quattro piani fuori terra (terminata nel 1922), l’edificio delle presse, a un piano (terminato nel 1917 e ampliato nel 1920), la palazzina degli uffici, di quattro-cinque piani fuori terra (terminata nel 1922) e le due rampe elicoidali, situate a sud e a nord (ultimate nel 1926) e aventi lo scopo di garantire l’elevazione dei materiali di produzione.

Lo sviluppo verticale si rese necessario a causa dei vincoli posti dalla vicina linea ferroviaria. La produzione delle vetture iniziava al piano terreno e proseguiva per fasi ai piani superiori; il materiale veniva trasportato con i montacarichi e ,dopo il 1926, sulle rampe elicoidali; all’ultimo piano avveniva il montaggio; si terminava con il collaudo sulla avveniristica pista situata sul tetto.

Lo stabilimento del Lingotto venne inaugurato ufficialmente da Vittorio Emanuele III il 15 maggio 1923. In quest’opera, Matté-Trucco riuscì ad ottenere col calcestruzzo armato elementi decorativi e di finitura, atipici per gli edifici industriali. Tra questi, le scale, intese non solo come strumenti di accesso ai piani, ma come elementi artistici.

Altri progetti che si ricordano sono quelli del “Lingottino” in borgata Cenisia, iniziato nel 1922; gli ampliamenti effettuati al primo stabilimento Fiat, sull’area di corso Dante e via Marochetti; le acciaierie di via Belmonte, recentemente demolite; i lavori commissionati per la Riccardo Incerti Villar (RIV), sia per lo stabilimento e la centrale elettrica di Villar Perosa, progettati tra il 1906 e il 1908, sia per lo stabilimento di Torino, sull’area della ex fabbrica Rapid, tra le vie Nizza, Alassio e Chisola; lo stabilimento delle officine Nebiolo in via Bologna. Molte furono anche le commesse legate all’edilizia privata. La sua attività di progettazione continuò fino al 1928: Mattè Trucco accusò i primi sintomi di un male incurabile e si ritirò dalla professione. Nel 1932 fu chiamato a risolvere alcuni problemi di fessurazioni della pista di collaudo del Lingotto, a causa del passaggio di camion con massa eccedente rispetto a quella per cui era stata progettata. Mattè Trucco effettuò la perizia, a cui si aggiunse la controperizia dell’ingegnere Vittorio Bonadé Bottino che mise in evidenza come la progettazione fosse stata effettuata con criteri estremamente prudenziali che consentivano all’edificio di sopportare carichi superiori a quelli ipotizzati sul progetto.

Trascorse gli ultimi anni di vita, insieme alla moglie Malvina Riva, tra Torino ed Ozegna, dove risiedeva nella cascina del convento annesso al Santuario della Madonna del Bosco di proprietà della famiglia. Per alcune modifiche alla parte rustica della cascina, utilizzò il cemento armato e la struttura modulare a cubo, come nel progetto del Lingotto di Torino. Morì a Torino il 15 maggio 1934 ed è sepolto nella tomba di famiglia, da egli stesso progettata, nel cimitero di Ozegna.