di Per Fly
paese: Usa, Danimarca, Canada 2018
genere: drammatico
interpreti: Theo James, Ben Kingsley,
Belçim Bilgin, Jacqueline Bisset
durata: 1 ora 48 minuti
giudizio: mediocre-interessante

Era l’anno 2003 quando, dopo una soffiata, le Nazioni Unite furono attraversate da uno dei più gravi scandali della loro storia, corruzione e malaffare portarono di fronte agli occhi del mondo un aspetto poco conosciuto dell’organizzazione internazionale. Dopo la guerra del Golfo e le pesanti sanzioni applicate all’Iraq, l’Onu aveva istituito il programma “Oil for food” che doveva permettere al paese iracheno di vendere petrolio in cambio di cibo e medicinali. In realtà più di dieci miliardi di dollari vennero utilizzati per beneficiari corrotti in diversi paesi occidentali (compresa l’Italia) e dallo stesso Saddam Hussein.
Il film di Per Fly narra la vicenda venuta alla luce grazie alla denuncia di Michael Soussan, allora funzionario delle Nazioni Unite. La trama: figlio di un diplomatico tragicamente scomparso, Michael Sullivan è un giovane speranzoso nel futuro e sta attraversando New York per recarsi a un colloquio di lavoro: non sa ancora che presto verrà assunto nel mondo della diplomazia internazionale. Michael comincia a lavorare all’Onu e conosce il sottosegretario Pacha, potente e ambiguo negoziatore. Ben presto il giovane si accorge dell’ambiente ipocrita che lo circonda, finché il lavoro lo porta a Baghdad in un clima di continua guerriglia urbana; qui incontra Madame Dupré, direttrice degli uffici Onu e oppositrice del progetto “Oil for food” e la bella Nashim interprete di origine curda, di cui il protagonista si innamora.
Gli ingredienti per un thriller ad alta tensione ci sono tutti, ma in realtà la pellicola da questo punto di vista è piuttosto deludente, a parte qualche descrizione ambientalistica l’opera di Fly non va mai a fondo nell’analisi del problema.
Sulle pagine del Fatto Quotidiano lo stesso Soussan-Sullivan ha affermato: “Non serve nessuna magia, ma vietare di finanziare privatamente la politica sarebbe una buona partenza…”.

Graziella Cortese