C’è bisogno di salute per la mente, che venga messa in primo piano, che le venga data dignità. Quando la salute della mente si incrina, si disequilibra, si inceppa, i danni alla persona, alla famiglia, al tessuto sociale, sono indescrivibili, anzi, “peggiorano la frammentazione e la precarietà delle relazioni sociali” come recita il messaggio della Consulta regionale della Pastorale della Salute presieduta dal Vescovo di Alba, monsignor Marco Brunetti. Messaggio edito proprio in occasione della giornata mondiale della salute mentale, in cui tra l’altro si legge, “spesso per difetto di Tempo, Attenzione ed Ascolto non si riesce (o non si vuole, sottovalutando) a cogliere i segnali di esordio della sofferenza psichica di una persona”.

I numeri delle richieste di aiuto sono impressionanti, in particolare quelli per l’accesso alla psicoterapia e al sostegno psicologico dei giovani. Gli accessi al Pronto Soccorso dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, durante il periodo legato al Covid, sono aumentati del 70%: il motivo dell’aumento dei ricoveri è stato a causa dei tentativi di suicidio e degli atti di autolesionismo.

Il boom delle richieste per il bonus psicologico post pandemia è un altro indicatore di questo forte disagio. In Italia sono soprattutto i giovani ad aver fatto richiesta del Bonus psicologo: su 300mila richieste, oltre il 60%, pari a 180mila domande, proviene da cittadini sotto i 35 anni, secondo un rapporto della Commissione europea. La disponibilità per il bonus che inizialmente era di 10 milioni è stata portata a 25, dato l’alto numero di richieste.

Secondo Stefano Vicari, primario di Neuropsichiatria infantile al Bambino Gesù, si è pensato troppo spesso che i bambini e i giovani non avrebbero risentito degli effetti della pandemia e che avrebbero recuperato facilmente le difficoltà emerse durante gli anni del Covid. L’esplosione di richieste di aiuto per la salute della mente fa comprendere chiaramente che così non è.

Bisogna essere attenti a tutti quei segnali di disagio che a partire dai bambini vengono espressi; bisogna essere capaci di non sminuire, di non sottovalutare le richieste di aiuto; bisogna essere umili nel sapere che non tutti hanno gli strumenti adatti per sorreggere le difficoltà di vita ed esistenziali di chi soffre nella mente. Bisogna rivolgersi con fiducia a chi ha competenze per ascoltare e poi curare il bambino, l’adolescente, la famiglia, la scuola o ogni ambiente in cui la persona che soffre è inserita.

“È necessario rilanciare con forza e concretezza i concetti di Comunità e di Servizio – si legge nel messaggio della Pastorale della Salute di monsignor Brunetti –. Nella Comunità, attraverso il Servizio, molte sofferenze e disagi possono trovare consolazione e supporto concreto”.

La richiesta di inserire un numero di psicologi e psicoterapeuti nelle strutture pubbliche dedicate alla salute, favorire l’accesso alla psicoterapia, sostenere il riconoscimento del diritto alla salute, che passa anche attraverso il diritto alla cura della salute della mente, non può essere solo propaganda o un fuoco di paglia.

Avvicinare uno specialista della salute della mente non significa andare dal “medico dei pazzi”. I pazzi, poi, non sono mai esistiti; solo il pregiudizio e la miopia nell’accogliere i bisogni della persona hanno danneggiato da sempre l’essere umano. I bambini di oggi saranno gli adulti di domani; chi si occupa di salute della mente, si occupa di ristabilire equilibri, di allargare il percorso di stabilità su cui ogni persona ha il diritto di camminare, aiuta a ristabilire le risorse personali per agire positivamente sull’ambiente di vita di ciascuno.