“Sostiene che un certo Gesù, morto, è ancora in vita”: così Festo, governatore romano della Giudea, presenta al re Erode Agrippa il motivo per cui Paolo gli era stato consegnato dai Giudei. Ma poiché il prigioniero, cittadino romano, si era appellato al Tribunale imperiale e doveva essere mandato a Roma, Festo cercava qualche serio capo d’accusa, non queste “questioni relative alla loro particolare religione”. Chiamato alla presenza del re, Paolo raccontò di essere stato un feroce persecutore di coloro che credono che Gesù di Nazaret sia risorto da morte, ma affermò di aver sperimentato di persona che quel morto non era solo vivo nella testa dei suoi seguaci: era vivo davvero, gli era venuto incontro sulla via di Damasco e gli aveva detto: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Io sono Gesù, che tu perseguiti. Ti sono apparso per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora”. La reazione di Agrippa fu ironica: “Per poco non mi convinci a farmi cristiano!”. “Per poco o per molto – rispose Paolo – io vorrei supplicare Dio che non soltanto tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero così come sono io, eccetto queste catene!”. Festo, senza mezzi termini, gli disse: “Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!”. “Non sono pazzo, eccellentissimo Festo – rispose Paolo – ma sto dicendo parole vere e sagge”.
E così, una ventina d’anni dopo la morte di Gesù, fu imbarcato per Roma il testimone del fatto che Egli era vivo realmente – non solo nel pio ricordo dei suoi primi seguaci – capace di chiamare per nome anche un nemico e di cambiargli la vita.
“Cristo è risorto. E’ veramente risorto” si salutano a Pasqua i nostri fratelli delle Chiese d’Oriente; “surrexit Dominus vere” canta la Liturgia romana. E questo “veramente” dice la fondamentale certezza dei cristiani, il cuore della loro fede, il centro della loro vita.
Spirò sulla croce, i soldati constatarono la sua morte e la certificarono con un colpo di lancia che gli squarciò il costato; staccato dalla croce, fu avvolto in una sindone chiusa tutto intorno da bende; fu deposto nel sepolcro e dei soldati romani furono posti da Pilato, su richiesta del Sinedrio, a fare la guardia affinché nessuno potesse portar via quel cadavere. Rimase là dentro tutta la notte del venerdì e tutto il sabato, ma il mattino di “domenica” le donne trovarono il sepolcro aperto e vuoto. Maria di Magdala, angosciata, corse a dirlo agli apostoli; Pietro e Giovanni corsero al sepolcro, entrarono e videro il lenzuolo, le bende e il sudario al loro posto, ma afflosciati su se stessi… Chi poteva aver sottratto il corpo del Maestro senza scioglierlo dalle bende e lasciando tutto intatto?
A Maddalena Egli si presentò poco dopo: era vivo, le parlava, la mandò a portare la notizia ai suoi discepoli. Nel pomeriggio a due discepoli che erano in cammino da Gerusalemme ad Emmaus si presentò lungo la strada e si fermò a spezzare il pane con loro; la sera, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro, mostrò le mani e il costato, disse: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.
Buona Pasqua, Fratelli e Sorelle!
Cristo è risorto, è veramente risorto, e vive con noi. Alleluia! La nostra vita ha un orizzonte di sconfinata bellezza!
† Edoardo, vescovo