Da circa un anno, sporadicamente porto mio nipote col passeggino a vedere i treni alla stazione di Ivrea. Restituisco quello che avevo ricevuto da mio nonno e da mio padre. A Caluso (era il 1968) provai la forte emozione di salire per un momento su una locomotiva a vapore: avevo cinque anni e quelle sì che sono emozioni che ti porti dentro per tutta la vita! Come quando andavo dagli altri nonni nel vercellese (linea Chivasso-Casale Monferrato) con la locomotiva a vapore.

Oggi mio nipote osserva con attenzione, e poi con emozione, il treno che accende le luci e parte. Ci alterniamo dal tronco sud a quello nord. Certo, ricordo a Chivasso il passaggio del “Rapido” che non fermava nemmeno, e lo spostamento d’aria che mi faceva sussultare e gioire dall’emozione. All’epoca nelle stazioni della Chivasso – Aosta c’erano i soldati, c’erano le aiuole fiorite, era gestita dal Genio Ferrovieri dell’Esercito. Dettagli, ma non da poco.

Il tema importante per il bambino è il treno. Sferragliante, sbuffante con i motori diesel che partono di gran carriera per andare ad Aosta. O i sibilanti elettrici che arrivano in stazione, silenziosi e invisibili come i sommergibili!

Un tempo le stazioni avevano le Sale d’Aspetto, il salotto buono delle ferrovie, suddivise in prima e seconda classe. Poi c’erano loro: i treni merci: possenti e lunghissimi con dei locomotori elettrici dalle lamiere rivettate che sembravano delle corazzate.

Oggi però con mio nipote riusciamo all’incirca a vedere tre treni passeggeri ogni volta che andiamo alla stazione di Ivrea. Non è un granché. Purtroppo la sua infanzia è priva dei treni merci; ad Ivrea non ne abbiamo mai visto uno. Spero che ciò non sia causa di scompensi affettivi futuri, e allora ho deciso che una domenica mattina andremo a Chivasso a vedere i treni, soprattutto quelli merci. E una domanda sorge spontanea; quando ci saranno più treni, e anche più belli, su ‘sta benedetta linea della Chivasso – Aosta, passando per Ivrea?

 Fabrizio Dassano