La Giornata mondiale del disegno assume quest’anno significati nuovi

(Cristina Terribili)

ROMA – Il 27 aprile si è celebrata la Giornata mondiale del disegno voluta, nel 1962, dalle Associazioni di Disegno Grafico e che quest’anno assume un’importanza particolare. L’accesso alle matite, ai pennarelli, ai fogli da disegno, all’inizio della pandemia sembrava precluso perché non erano annoverati tra i beni di prima necessità.

Questo ha significato un momento di crisi per le famiglie con bambini che, attraverso il disegno, riuscivano a tenere i propri piccoli impegnati.

Eppure il disegno è stato la prima forma di comunicazione umana che conosciamo: alcune pitture rupestri risalgono a 35mila anni fa e raccontano il mondo degli uomini preistorici. È da quei disegni che abbiamo potuto conoscere le attività, il mondo animale e i paesaggi che gli uomini primitivi contemplavano.

Dopo le pareti delle caverne, gli uomini hanno cominciato a decorare il proprio corpo. Disegni fatti con sostanze naturali, con fanghi, con l’uso del tatuaggio che caratterizzava l’appartenenza ad un gruppo o che spaventava il nemico in battaglia. Inutile soffermarsi sull’importanza e il valore dei simboli: non a caso, per darci coraggio nell’affrontare questo evento attuale e dimostrarci solidarietà, a tutti i bambini (e non solo) è stato chiesto di disegnare un arcobaleno, speranza di un tempo migliore.

Ancora oggi, se alziamo gli occhi verso finestre e balconi, possiamo apprezzare qualche telo o foglio disegnato che resiste, perché la paura del Covid-19 è ancora viva.

Ci si racconta anche attraverso il disegno, che tramanda ricordi ed esprime emozioni. A Praga sono raccolti i disegni dei bambini di Terezin, che raccontano la vita nei campi di concentramento: non sono tanto diversi da quelli di bambini africani che hanno vissuto altri genocidi in altri luoghi ed epoche.

Il disegno azzera le differenze linguistiche, avvicina le età, sbiadisce i colori della pelle. I bambini, poi, attraverso il disegno, esprimono il loro mondo interiore, usano un linguaggio che ancora non padroneggiano nella forma verbale. Il disegno non appartiene solo al mondo degli artisti o dell’infanzia, da tanti anni, l’uso della carta e della matita si utilizza anche nella formazione aziendale, nella riabilitazione, a volte associato alla musica, perché disegnare è un’attività che riesce a rilassare, a tranquillizzare.

Il disegno avvicina all’arte e i musei hanno imparato ad accogliere i bambini attraverso laboratori che introducono i temi dell’esposizione delle opere o che invitano ad utilizzare tecniche o materiali che vedranno nel percorso museale. Il disegno dà concretezza ad un’idea. Esso esprime con puntualità la condizione di un’epoca, i gusti, la rappresentazione dei politici, le caricature dei personaggi più importanti. Il disegno riesce ad esprimere la rabbia, la ribellione, ma anche la voglia di riscatto

. La street art è passata dal segno lasciato dal writer a bellissime opere d’arte che hanno restituito dignità a palazzi tristi e grigi. Ci sono disegni che hanno fatto la storia, quelli lasciati sul muro di Berlino ad esempio, e da espressione individuale possono diventare opera collettiva. Ciascuno ne fa e ne colora un pezzo.

Il disegno poi talvolta si fa parola. Accompagnare con la parola un disegno significa sottolineare il suo significato, rende un disegno meno sottoposto alla soggettività dell’osservatore e chiarisce il punto di vista di chi lo ha fatto. Il disegno è come un’eco, torna indietro amplificato, riempiendosi dell’aria, dello spazio, dei confini di chi disegna ma anche di chi lo osserva.