(Filippo Ciantia)

“Tutto ciò che tu mi dai è molto di più di ciò che chiedo. Tutto ciò che mi dai è ciò di cui ora ho bisogno. Tutto ciò che tu mi dai non credo di meritarlo. Per tutto ciò che mi dai ti sarò per sempre grato. Quindi grazie per esserci”.

Sono le parole dell’ultima canzone di Pau Donés, il cantautore e chitarrista spagnolo più famoso degli ultimi 25 anni. Famoso anche in Italia per essersi esibito con Jovanotti, la sua morte prematura dovuta ad un cancro ha scosso molti.

“Per tutto ciò che ho ricevuto, ora so che non sono solo. Ora ho te, amico mio, mio tesoro. Quindi grazie per esserci… Tutto ciò che mi dai, è molto di più di ciò che non ti ho mai chiesto. Tutto ciò che mi dai, è molto di più di quello che ho meritato”.

Nelle ultime settimane di vita non voleva fermarsi, per terminare il suo ultimo album, il suo testamento d’amore per la musica.

“La musica è come la vita, si può fare in un solo modo: insieme. La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare. Vivo per Lei”

Queste sono invece parole di Ezio Bosso, grande musicista, pianista, direttore d’orchestra e compositore, che ci ha anch’egli lasciati prematuramente qualche settimana fa.

“I diritti a volte possono essere sospesi, lo sappiamo, ma la musica è una necessità come l’aria e l’acqua … Siamo nati per stare insieme… il potere magico della musica ci rende uguali e ci dà speranza, ci rende umani”. Così aveva detto Ezio Bosso, in un’altra recente intervista.

Ho “guardato” alcuni video di questi due grandi artisti e mi hanno colpito i loro sorrisi, aperti, veri e sinceri, velati di una profonda tristezza. Sorrisi sul volto di due persone malate, senza prospettive di guarigione. La loro arte, le partiture delle loro musiche ci appaiono come mappe di un cammino che non basta mai e non vuole finire. I loro sorrisi ci trasmettono la positività ultima della vita.

Il genio è colui che interpreta meglio ciò che tutti desideriamo e viviamo: in lui ci riconosciamo.

Il grande genio umano è sempre pieno di amore e di senso: e non è prerogativa esclusiva degli artisti. Anche la mia compaesana Mariuccia se ne è andata all’inizio del lockdown.
Il suo genio era l’umile servizio alla comunità, quando recitava poesie in dialetto, con dolcezza e serenità, con il catechismo spiegato ai bambini, con il passo leggero e veloce in via Matteotti e il suo, indimenticabile, sorriso.

“È l’amore che ci purifica, non il dolore!” (mons. Francesco Breschi, vescovo di Bergamo).