A Lampedusa e Pontida sono andate in scena domenica scorsa due opposte visioni dell’Italia e dell’Europa: nell’isola assediata dai migranti, insieme alla premier Meloni la presidente dell’UE Ursula von der Leyen ha rilanciato una soluzione europea, che coniughi accoglienza e legalità; al raduno della Lega la leader dell’estrema destra francese, Marine Le Pen, ha bocciato ogni soluzione europea e, in compagnia di Matteo Salvini, ha insistito sui respingimenti e sulle chiusure nazionaliste dei confini, cominciando con il rifiutare tutti i profughi sbarcati a Lampedusa. Il giorno dopo, per non perdere voti a destra, il ministro degli Interni francese e numero due di Macron ha ribadito il “no” a Lampedusa; sulla linea della chiusura si sono confermati i governi di destra di Polonia e Ungheria.

Il secondo vice-premier Antonio Tajani, che ben conosce le regole di unanimità vigenti a Bruxelles, ha lanciato la palla sugli spalti, dicendo che l’Europa non basta e che occorre l’intervento dell’Onu in Africa, dove peraltro perdurano molte guerre, nello scontro tra Russia, Cina, Usa e la stessa Francia.

Il risultato complessivo è una sostanziale paralisi sulla politica degli sbarchi, aggravata dalla vigilia delle elezioni europee, che acuisce la competizione politica.

“Ostaggio” della destra di Salvini (a Pontida c’erano anche i tedeschi dell’Afd, di simpatie filo-naziste), la Meloni ha tentato di recuperare con misure più severe in Italia sui Centri di permanenza e rimpatrio, ma il nodo degli arrivi e della politica europea resta tutto aperto; d’altra parte il leader della Lega aveva già attuato questa linea dura con il primo governo Conte, determinandone la caduta.

Ancora dalla Lega giungono altri “no” rilevanti sulla politica economica: il ministro del Tesoro, Giorgetti, ha ribadito ai colleghi della UE che non c’è il via libera al Mes (Meccanismo europeo di solidarietà); l’Italia paga questo “no” con i ritardi nel varo del nuovo patto di stabilità finanziaria e con i rinvii sul PNRR, con la conseguente mancanza di importanti risorse per il bilancio statale 2024, praticamente fermo, bloccato.

L’opposizione critica le divergenze nel Governo, ma è assente una proposta unitaria sulle migrazioni perché i Pentastellati non possono ignorare le scelte concesse al ministro degli Interni Salvini nel primo Governo Conte, in netto contrasto con la linea dell’accoglienza.

La sinistra si è invece compattata nell’appoggio alla candidatura del radicale Marco Cappato, sostenitore attivo dell’eutanasia, nel collegio senatoriale di Monza; il Pd della Brianza ha contestato una scelta che oscura i candidati del territorio, la componente cattolico-democratica ha evidenziato il grave conflitto di valori con la tradizione popolare, lo stesso movimento di centro-sinistra Demos (vicino alla Comunità di S. Egidio) è insorto contro la primogenitura programmatica concessa ai radicali. Se il centro-destra svolta a destra sui migranti, il centro-sinistra lo segue sui diritti.
Complessivamente emerge una situazione di stallo che preoccupa gli opinion-leader: il direttore del “Corriere” Luciano Fontana ha espresso il timore di nove mesi di campagna elettorale per le Europee, chiedendo ai partiti di fermarsi; l’ex direttore de “La Stampa”, Marcello Sorgi, ha avanzato l’ipotesi di elezioni politiche anticipate, insieme alle europee, mentre i fogli finanziari londinesi scrivono di “luna di miele” finita con il Governo Meloni.

Esattamente un anno fa, per ragioni diverse, Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi decretarono la fine dell’esperienza di solidarietà nazionale varata dal Quirinale con il Governo Draghi, e rilanciarono il modello classico di scontro destra-sinistra. Ma i risultati non sono esaltanti, con un astensionismo che i sondaggi valutano al 44%.

Permane valida l’idea di Sergio Mattarella sull’unità del Paese, con il prevalere del “bene comune” sulle esigenze di parte. E anche sui migranti il Quirinale esorta oggi a non cavalcare le paure e a non dimenticare il dovere dell’accoglienza, perché sono in gioco vite umane; una sostanziale sintonia con i continui appelli di Papa Francesco, che proprio in questi giorni partecipa a Marsiglia a un incontro profetico sul Mediterraneo, che non può diventare un nuovo Mar Morto.