(Mario Berardi)

La crisi politica innescata dalle dimissioni delle due ministre di Italia Viva resta aperta: alle Camere si è svolto il primo atto, con un indebolimento del Governo Conte, che mantiene tuttavia la pienezza delle funzioni costituzionali avendo ottenuto la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato.

Per governare adeguatamente inizia ora la fase due: la costruzione da parte di Conte di un gruppo centrista al Senato con dissidenti di Forza Italia, renziani, ex grillini, Udc; occorrono almeno cinque senatori per reggere nelle commissioni parlamentari. Matteo Renzi, dopo aver scelto la crisi al buio, non ha saputo indicare un’alternativa, ed è quindi sconfitto perché l’opposizione di destra (Salvini-Meloni) punta al voto anticipato; questa ipotesi non è esclusa dal Pd (si parla di settembre) qualora la nuova operazione politica del presidente del Consiglio non dovesse decollare.

Il progetto del premier, condiviso dal segretario dem Zingaretti, guarda lontano, alle elezioni del nuovo Capo dello Stato e al voto politico previsto per il 2023: prevede la costruzione di un’alleanza alla Prodi con tre protagonisti essenziali, il M5S, la sinistra di Pd e Leu, la nuova area centrista (secondo i sondaggi, se guidata da Conte, è valutata sul 10%). Segnali di disagio in Forza Italia e Italia Viva sono già emersi nel voto alle Camere: tre forzisti hanno votato sì al Governo, mentre i renziani hanno registrato quattro defezioni; già si annuncia, se Italia Viva passerà dall’astensione al voto contrario, l’abbandono di altri senatori che –non va dimenticato –provengono dalle fila del Pd (con cui sono stati eletti) e non sono disponibili alla rottura completa.

Come ha detto alle Camere, il premier punta su una coalizione europeista (in contrasto con il sovranismo Salvini-Meloni) che faccia riferimento alle tre grandi culture politiche: liberale, popolare, socialista, per un rilancio del Paese fondato su salde radici culturali e popolari; in particolare, nelle trattative in corso con l’Udc, Conte ha offerto alla senatrice Binetti il dicastero della Famiglia, anche per correggere spinte laiciste espresse in provvedimenti dei ministri Speranza (aborto e consultori) e Lamorgese (abolizione di padre e madre sui documenti anagrafici). Il Governo conta di giungere a un chiarimento politico complessivo entro un mese, perché le urgenze sanitarie ed economico-sociali sono immense.

All’opposizione Lega e Fratelli d’Italia non hanno lasciato spazi a eventuali governi di unità nazionale (respinti anche da Zingaretti), puntando tutto sul voto, cercando anche di condizionare la scelta del presidente Mattarella, ignorando che la Costituzione non prevede la maggioranza assoluta nel voto di fiducia alle Camere; nella storia della Repubblica ci sono almeno una dozzina di governi “salvati” dalla maggioranza relativa, da Andreotti a Ciampi, da Berlusconi a D’Alema…

Il Quirinale non può sostituirsi alle valutazioni politiche del premier in carica. Resta aperta nell’opposizione la linea di Berlusconi, europeista con la Merkel, poco convinto del voto anticipato, disponibile a concorrere al varo delle misure essenziali, come lo scostamento del bilancio statale per varare nuovi ristori alle persone in difficoltà e altri investimenti sanitari.

Ha fatto impressione nelle dirette televisive sulla crisi parlamentare il continuo ricorso al pallottoliere sulle previsioni del voto. Ben altri numeri sono presenti agli italiani: i morti per il Covid-19, i contagi, le vaccinazioni, i cassa-integrati, i possibili licenziamenti, le partite Iva che chiudono…

La crisi al buio, aperta nel momento peggiore della vita repubblicana, ha fatto emergere una grande distanza tra le vie della politica e quelle auspicate dalla popolazione; sarebbe una tragedia per il Paese se il Governo e il Parlamento non riprendessero il cammino sui temi urgenti, a cominciare dall’approvazione del Recovery-fund, ovvero l’utilizzo dei 209 miliardi assegnatici dall’UE, una cifra superiore all’investimento del piano Marshall.

Già da Bruxelles arrivano segnali preoccupanti da parte di esponenti dei cosiddetti “Paesi frugali”; occorre non lasciare spazio politico ai nostri avversari e seguire invece l’invito profetico di Mattarella a maggioranza e opposizione per una convergenza eccezionale sui provvedimenti indilazionabili.

Il Paese non merita una rissa politica continua.