(Editoriale)

Il 24 gennaio si celebrerà la Domenica della Parola di Dio. Il tema 2021 è attinto da San Paolo: “Tenete alta la Parola di Vita!”. Che non è proprio una missione da poco, anzi, individua un impegno per tutti i cristiani nella talvolta non facile operazione di fasciare le ferite e contemporaneamente annunciare Cristo. Ne sono coinvolti anche gli operatori della comunicazione che di parole riempiono le loro giornate di lavoro. Domenica è anche la festa dei giornalisti, nella memoria di San Francesco di Sales.

Comunicare vuol dire mettere in comune e sta all’opposto del nascondere, del secretare, rendere riservato e quindi facile da confondere, da manipolare, da truccare, dando spazio all’inconsistenza di mille inutili voci. “Tenere alta la Parola di Vita” è una modalità di comunicare, rispettosa e accogliente.

La pandemia ha gettato lo scompiglio nelle forme e nei contenuti del comunicare. L’inesperienza nell’uso dei nuovi mezzi di comunicazione ha fatto la sua parte. Il 70% delle parrocchie usa le tecnologie digitali per entrare in relazione con gli altri, per il 24% è limitato solo a facilitare l’accesso alle informazioni.

Solo il 6% ha un profilo avanzato che favorisce la partecipazione alle attività. Sono alcuni dei primi dati dell’indagine condotta, tra fine 2019 e inizio 2020, dall’Università Cattolica su 420 parrocchie, di cui il 68,1% situato nel nord. Per il 53% dei parroci la funzione principale della parrocchia è di offrire senso di appartenenza alla comunità, mentre per il 27% è di offrire risorse pratiche e ambiti intersoggettivi di socialità (13%), operare un significativo empowerment (potenziamento) fiduciario (7%).

Nell’ambito della pastorale, gli strumenti più utilizzati sono WhatsApp/Telegram (56%) e le e-mail (54%). Una parrocchia su due ha un profilo Facebook, solo il 15% circa ha un account Twitter o Instagram (26%).

C’è un tesoro nascosto. “Emerge un contributo distintivo delle parrocchie per la costruzione sia della comunità locale, sia di quella simbolica in cui le relazioni interpersonali e digitali svolgono un ruolo cruciale”, ha detto Lucia Boccacin, sociologa e coordinatrice dell’inchiesta, per la quale “tale apporto potrebbe costituire un tesoro nascosto che merita di essere meglio disvelato, soprattutto a fronte degli effetti prodotti dall’emergenza sanitaria in termini di isolamento sociale”. Appunto, tenere alta la Parola di Vita!