Nel nostro Paese, un anno fa, tutto era chiuso. Un lockdown stretto, diverso da quello di oggi dove, a parte poche categorie prese di mira, è difficile capire con certezza chi deve essere chiuso e chi aperto. Allora anche le porte delle chiese erano sbarrate e le celebrazioni avvenivano senza presenza di fedeli. Il celebrante officiava davanti a nessuno e i social avevano giocato, per chi aveva avuto voglia, coraggio e qualche minima conoscenza del loro funzionamento, un ruolo non indifferente nel tenere in qualche modo unita la comunità – ecclesiale e non solo – in momenti di alto valore e significato.

Nessuno avrebbe scommesso che oggi le cose sarebbero state più o meno come un anno fa, anche se con limitazioni mitigate. Le parole del premier Draghi suonano come quelle di un buon padre di famiglia che vede i suoi esausti, insofferenti, incapaci di sopportare oltre, e ai quali indica di voltare lo sguardo verso il futuro, privilegiandolo al presente e al passato. Ritrovare il gusto del futuro, che abbiamo perso annegati nel virus, è un passaggio obbligato senza il quale c’è il rischio di soccombere. Non sarà facile, ma si potranno ristabilire condizioni di vita degne e recuperare tante catastrofi economiche nel lavoro e in famiglia: forse in meno tempo del previsto.

Siamo però convinti che lo sballo psicologico, invece, durerà a lungo e saranno i bambini e i giovani di oggi a patirne anche quando saranno più grandi. La Cina ha rimesso in sesto la propria economia e gli Stati Uniti, che per mesi sono stati in vetta alla classifica di contagi e morti, vedono i segnali della ripresa. Quella economica, che pure farà bene anche all’anima e non solo al corpo. Ma nessuno ancora ci dice con chiarezza i danni psicologici che dovremo contare e per quanto tempo curarli, per recuperare una vita soddisfacente e armoniosa.

La Pasqua ci sprona al futuro, “a riveder le stelle” in un cielo che non è mai stato così buio, a scrollarci di dosso il peso di questi mesi, a riconnetterci con noi stessi e gli altri, a ritrovare la fiducia perduta, a non arrenderci al male e ri-aprire percorsi nuovi di umanità. Buona Pasqua!