(Fabrizio Dassano)

Che il famoso “Gradus Taurinensis” (cioè la misurazione di una porzione di meridiano terrestre, che passa dal Piemonte a 7 gradi e 50 primi Est) nascesse ad Andrate e finisse a Mondovì attraversando anche il Canavese, doveva dirmelo il mio ex vicino, il quale in campagna non sa evidentemente cosa fare di meglio se non vagare e scartabellare i suoi vecchi libri che ha radunato laggiù, lontano da internet.

Ha esordito nella sua ultima missiva con questa definizione di “meridiano” tratta dalla Nuova Enciclopedia Popolare edita da Giuseppe Pomba a Torino nel 1847: “Piano che passa per l’asse del mondo. Vedesi questa definizione che i meridiani sono infiniti, infiniti essendo i piani che possono passare per una linea retta”. E fin qui ci arrivo.

Poi nella lunga missiva cosparsa di disegnini per spiegarmi la cosa e le misurazioni e tutte le cose che riempiono la testa, mi scrive che l’ardito misuratore fu Giovanni Battista Beccaria, padre scolopio, matematico e fisico monregalese. Le ricerche, effettuate su esplicito invito del re Carlo Emanuele III, furono condotte dallo stesso Beccaria col suo assistente Domenico Canonica, tra il 1760 e il 1774. Queste indagini permisero di realizzare il tracciamento della “Carta generale dello stato sabaudo”. Nel saggio intitolato “Gradus Taurinensis”, che il Beccaria pubblicò al termine dei suoi lavori, lo scienziato attribuì alla porzione di meridiano in questione la lunghezza di 112,06 km.

Non pago di tutto ciò, il mio ex vicino ha disegnato una carta del Canavese tracciando il passaggio del meridiano in questione e mi ha elencato diligentemente i luoghi che tocca: dalla chiesa di Andrate attraversa il Lago Nero, il Lago Pistono, Ivrea sul Ponte Vecchio, sfiora Torre Maridon, taglia in due le Cascine di Romano e Romano medesima, Orio Canavese, centra i piloni votivi in “Strà dal Busc” vicino a Rodallo, poi attraversa Montanaro, sfiora Brandizzo e di lì prosegue oltre fino a Mondovì.

Mi ha ancora spiegato che per determinare la lunghezza di tale porzione del meridiano terrestre Andrate – Mondovì, lo scienziato utilizzò dei metodi geometrici-trigonometrici simili a quelli inventati nell’antichità da Eratostene (di cui pretende io mi dovrei ricordare) e usati anche dal celebre astronomo Gian Domenico Cassini. Per eseguirli, il Beccaria dovette misurare tutta la lunghezza di Corso Francia che collega Piazza Statuto a Torino con la rotonda di Corso Susa a Rivoli, distante 12 km; quindi sulla linea est-ovest del parallelo 45° 04′ Nord con uno scarto di 30″; tale misura fu quindi usata per la triangolazione Andrate – Mondovì, anche attraverso trigonometrie geografiche con altre località come Superga, Balangero, Sanfrè e Saluzzo.

La missiva del disturbato vicino finisce con una nota: “Il povero padre Beccaria, famoso anche per la sua corrispondenza con Benjamin Franklin sull’elettrologia, morì esattamente 240 anni fa, il 27 maggio 1781”.

Per tutta risposta gli ho lasciato un biglietto nella solita buca delle lettere: “Perché non t’ingegni a misurare il meridiano di un uovo di gallina?”