(Editoriale)

Buon Anno!

È doveroso riprendere le nostre pubblicazioni dopo la breve pausa natalizia, con questo augurio rivolto a tutti, proprio a tutti e con grande cordialità; ai vecchi lettori assidui in edicola e in abbonamento, ai nuovi, a quelli saltuari e a chi ci “incrocia” quasi per caso.

Buon Anno!

Quindi. Il 2022, secondo vox populi, si è aperto con le stesse preoccupazioni, pensieri, interrogativi – e qualche speranza – con le quali si era chiuso il 2021. In continuità, verrebbe da dire. Con Omicron (per taluni un virus pericoloso, per altri poco più che un’influenza) galoppa l’aumento dei prezzi. Una batosta a doppia cifra percentuale su luce, gas, alimentari, beni di prima necessità. Con l’aumento del prezzo del grano, per la pasta in arrivo rincari del 38%.

I saldi che stentano a decollare – definizione abbastanza ottimistica, per non dire che non stanno attirando la clientela a spendere, cosa mai così manifesta negli anni precedenti – potrebbero essere (non i soli, ovviamente) la cartina di tornasole di come si sentono gli italiani in questo momento. Allarmismi, confusione, conflitti sociali, divisioni e discriminazioni che generano rabbia e rancore, non invitano a “vivere la vita” e neppure a spendere, ciò che fa girare l’economia “di vicinato” e, ci dicono le statistiche, cala anche il risparmio delle famiglie. La borsa della casalinga piange; l’entusiasmo scarseggia.

E dal lavoro che cosa ci attende? Non a caso, diremmo, il Papa ha incentrato la sua udienza del mercoledì sul lavoro: “quello che ti dà dignità è guadagnare il pane – ha detto fra l’altro papa Francesco – e se noi non diamo alla nostra gente, agli uomini e alle donne, la capacità di guadagnare il pane, questa è un’ingiustizia sociale. I governanti devono dare a tutti la possibilità di guadagnare il pane, perché questo guadagno ti dà la dignità”. Il Papa ha sottolineato la differenza tra “portare a casa” il pane “che puoi prendere alla Caritas” e “guadagnarlo”, che è fonte di dignità grazie alla quale non si perde la speranza e neppure il desiderio di vita.

In questo tempo di pandemia tante persone hanno perso il lavoro (per ragioni e in modi diversi). Il Papa ha dedicato loro parole di compassione, uno sguardo di amore e attimi di preghiera. Un invito a non emarginare nessuno, avendo a cuore il bene di tutti e l’unità nelle comunità e nella società civile. Garanzie di vita, per ciascuno.