“Oggi come oggi non è sempre facile fare il sacerdote, soprattutto per me che sono straniero”. La voce di don Patrice Munyentwali è seria mentre pronuncia queste parole, domenica mattina nella chiesetta parrocchiale della frazione Casabianca, dove i fedeli si sono radunati per festeggiare il suo 25° anniversario di consacrazione sacerdotale.

Non è una lamentela, quella di don Patrizio, ma una constatazione. “Non è facile andare avanti in un contesto sociale un po’ particolare”. E racconta di come nei giorni scorsi si sia recato in un negozio di telefonia per avere una nuova sim e, poiché non aveva con sé la carta di identità che attesta la sua cittadinanza italiana, ha presentato come documento la patente. Ma non sembrava essere sufficiente, e il personale del negozio gli ha chiesto di esibire un documento di permesso di soggiorno. Una richiesta che deve essere parsa davvero “strana” per chi da tanti anni è residente nel nostro Paese…

Il pizzico di amarezza nella voce di don Patrizio si è immediatamente stemperata, di fronte all’affetto dei suoi parrocchiani. “Ringrazio questa comunità – ha detto –, che ha voluto unire alla festa per il patrono, san Grato vescovo, anche quella per il miei 25 anni di sacerdozio”.

Durante la Messa il parroco ha anche fornito un’altra notizia di cronaca: nei giorni precedenti la festa è stata scassinata la cassetta delle offerte delle candele poste davanti al santo patrono. “Purtroppo – ha commentato don Patrizio – è capitato anche a Torrazza, è un fenomeno che, soprattutto in estate, si ripete spesso”.